Ognuno nella propria vita ha i suoi point zéro. I punti da
cui tutto ha inizio.
Il mio point zéro è la
stazione di Milano Centrale. Tutti i miei viaggi iniziano e finiscono
lì. Milano Centrale è il punto in cui mi collego con il mondo.
Milano Centrale è un po' come la dalle de bronze sul
parvis di Notre Dame a
Parigi: da lì partono tutte le strade. Da Milano parto io.
Voglio essere onesta: io non amo
Milano. In stazione, nonostante il caos, persone che corrono da una
parte all'altra con valigie più grandi di loro, i responsabili della
Trenitalia che fanno finta di capire le domande degli stranieri, il
tabellone che annuncia il tuo binario cinque minuti prima della
partenza del treno provocando uno spostamento di gente che una
mandria di gnu a confronto è silenziosa, … sto bene. Sono
tranquilla.
Sì, sono tranquilla perché tanto
so che nel 90% dei casi ho perso la coincidenza e quindi non occorre
saltare giù dal treno con un salto olimpionico e correre al treno
successivo con una velocità che nemmeno Usain Bolt. No, tutto questo
non serve.
Io ne vengo da sud – non da Sud,
ma da più sud di Milano – da una città che è collegata non male
ma di più. Una città nella quale i treni vengono inghiottiti in un
buco nero e non si capisce per quale legge fisica accumulano minuti
su minuti di ritardo. Per questo il mio point zéro
non è la mia città ma è Milano: perché tutto in realtà ha inizio
da lì.
Come tutto finisce a Milano: nel
momento in cui salgo sull'ultimo treno, quello che collega Milano
alla mia città, il viaggio per me è terminato. Appena mi siedo su
quel treno, tutta la stanchezza mi crolla inesorabilmente addosso.
Inizio a sentire il peso di ore di viaggio, di chili di valigie.. I
suoni si fanno più forti: il rumore del treno, le persone che
parlano al telefono, i bambini che urlano, il volume della musica che
anche se al minimo mi stordisce...
Ora mentre sto scrivendo questo
pezzo sto andando proprio verso Milano per far cominciare la mia
avventura viennese. Sento già lo sfrigolìo nella pancia al pensiero
di quello che mi aspetta, e sento già l'omino che abita nel mio
cervello urlare: “Ma cavolo, spostati!” a qualcuno che davanti a
me camminerà con il passo di una lumaca incurante di tutti i
passeggeri che devono correre di qua e di là come formiche. Milano
Centrale in effetti somiglia molto a un formicaio, con tutti questi
omini che corrono da qualche parte.
Come ho detto più di una volta,
“nella vita ho poche certezze, e una di queste poche è sicuramente
il Mc Donald's al piano ammezzato di Milano Centrale”.
Per dire.