Dopo tantissimo tempo, ritorno al mio piccolo blog con un gran bell'aggiornamento.
La Spiona è tornata.
Anche qui a Trieste infatti origlio involontariamente i discorsi altrui, oppure mi limito a osservare le persone che hanno la sfortuna di capitare nel mio campo visivo.
L'altra sera ho deciso di fare un giro in centro dopo cena.
Completamente sola. Così, per schiarirmi un po' le idee e per riflettere in pace. Ma soprattutto per togliermi un po' di malefica ansia da esame.
E insomma, esco e in pochissimo arrivo al Molo Audace. E' là che di solito vado a meditare o anche solo a osservare le onde del mare e le luci della città.
Arrivo in fondo al Molo, dove c'è la rosa dei venti.
Mi siedo e respiro quell'aria freddaaaaaaaaa ma piacevolissima.
Mi guardo intorno. Non c'è nessuno. Beh, sono le nove di sera di un martedì di gennaio. E' pressoché logico che non ci sia nessuno sul Molo, fatta eccezione per la sottoscritta.
Però improvvisamente...vedo qualcuno.
Poco distante da me infatti si materializza....una coppia.
Oh no!, penso. No, le coppiette mielose no, per favore! Tutto ma non le coppiette mielose!
Non sono sufficientemente vicina a loro da sentire che cosa si dicono, ma li osservo da lontano.
E' cosa nota che io non sia in grado di stimare l'età delle persone, ma sarei pronta a dire che la ragazza avesse circa la mia età, o forse uno o due anni più di me. Il suo compagno ... non lo so. Più grande di lei sicuramente. Si tengono per mano e guardano il mare. Sono quanto di più tenero io abbia visto qui a Trieste fino a questo momento.
Torno alle mie meditazioni esistenziali finché a risvegliarmi dal mio stato di trance non è una fragorosa risata. Mi giro: era lei. Quella ragazza lì rideva come una matta. Ma rideva proprio tanto! E la sua risata ha contagiato il suo compagno...e anche me, che non avevo idea del perché di tutto quel ridere. Però li vedevo felici insieme, e sono riusciti a trasmettermi un po' di calma.
Sempre ridendo, lei lo abbraccia. Lui per tutta risposta la prende in braccio e la bacia.
E a quel punto sul Molo c'è un silenzio quasi assordante.
Io mi sono alzata e mi sono avviata verso il mio castello di ghiaccio (detto comunemente "casa mia"). Loro erano abbracciati, e sembrava che non avessero percezione del tempo che passava né del freddo che faceva.
Sono sincera: preferisco spiare così piuttosto che inquietarmi a sentire discorsi di assassini che vengono estradati.
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