lunedì 30 novembre 2015

Eine Freundin und der Weg-Mann

Manchmal passiert etwas, dass dich persönlich nicht interessiert...aber eine Freundin schon.
Meine Freundin hatte einen Mann. Dieser Mann ist jetzt ...weg.
Ich kenne die Gründen nicht, aber ich bin absolut sicher, dass sie viel darüber gesprochen haben und dass die Entscheidung dass sie getroffen haben positiv ist. Wenn du mit einer Mensch nicht gut fühlst, ist dann er nicht was du suchst.
Ich weiß genau (oder fast...!) wie meine Freundin in August fühlte. Als ich in Österreich war, hat sie mir viele Nachrichten geschrieben. Ach, sie war so glücklich! Sie war im Himmel! Und ja... natürlich war ich glücklich. Ich wusste, dass sie eine Person brauchte, die nah blieb und alles mit ihr teilte. Er hat das gemacht aber es genügte nicht, leider.
Auf jedem Fall hoffe ich, dass meine Freundin die Stärke nochmal findet und das Leben ihr nochmal lächelt.
Sie ist eine ganz besondere Frau und ich hab sie sehr lieb.
Das Leben ist so kurz, und die schlechte Männer sind nur ein Teil dieser langen Reise.
Und weißt du das: wenn du mich brauchst, bin ich immer da.

sabato 28 novembre 2015

Schnitzel e ti senti a casa

Oggi è sabato.
Come (quasi) tutti i sabati ho fatto il mio pellegrinaggio al centro commerciale a Villesse, vicino Gorizia.
Là c'è anche l'IKEA. Quanti sabati passati là dentro!
Oggi, dopo il consueto giro da IKEA e dal mitico negozio di scarpe Deichmann, ho deciso di pranzare da "Wiener Haus", una trattoria che fa piatti tipici di Vienna e dell'Austria.
Il mio pranzo è stato una gigantesca Wiener Schnitzel. Una roba che sembra una cotoletta ma che è molto più buona!!
E in un attimo mi sono sentita a casa. La nostalgia della "mia" Vienna è sparita.
Giusto il tempo di una Schnitzel.

mercoledì 25 novembre 2015

La valvola della discordia

Domenica pomeriggio. 
Io sono comodamente svaccata sul letto a smanettare con l'ennesimo testo da tradurre - una gioia, proprio - quando Conqui fa capolino in camera mia. "Cecy, la caldaia non funziona", mi dice. 
Il primo istinto sarebbe quello di dirle di leggere il pratico manuale d'istruzioni. Invece mi alzo e vado alla ricerca del problema. Pressione zero. Molto bene: cosa devo fare? Apro il manuale, leggo, carico la caldaia, chiudo la valvola e torno alla mia traduzione.
Neanche dieci minuti dopo riecco Conqui: "Cecy, la caldaia non funziona ancora". E ma porca miseria, l'ho messa a posto dieci minuti fa. E vediamo dove sta il problema. Pressione troppo alta, questa volta. E vabbè, depressionizziamo. Dov'è il problema? Il problema è che non trovo la valvola! Dopo una buona mezz'ora di ricerche riesco a far diminuire la pressione. 
Ma la gioia dura poco: la caldaia adesso perde. A quel punto inizio a non vederci più: è cosa nota infatti che io mi scaldi molto facilmente e che perda rapidamente sia la pazienza che l'autocontrollo. Le valvole sono chiuse ma la pressione sale da sola. Ma perché? 
Non c'è tempo per porci domande stupide: togliamo acqua dalla caldaia. Armata di bottiglia da un litro e mezzo e una bacinella, inizio a togliere acqua. Quest'azione dura tutta la domenica pomeriggio, e addio traduzione. 
La sera siamo ancora nei casini, e decidiamo di scrivere al Boss che abbiamo problemi con la malefica caldaia e di venire a dare un'occhiata. Lui - come sempre - non risponde, ma noi sappiamo che il giorno dopo si sarebbe materializzato. Posizioniamo una bacinella sotto la caldaia, per precauzione. 
Detto questo, andiamo a dormire leggermente distrutte.

Lunedì mattina. Ore 6. 
A svegliarci è ... il campanello di casa. Non so per quale strano miracolo io l'abbia sentito: di solito non mi svegliano nemmeno le cannonate. Apriamo e ci troviamo davanti una vecchietta urlante. E' la sciura del piano di sotto - che da questo momento chiameremo La Sciura - che ci urla in triestino che le entra acqua in casa. O meglio, che "l'acqua le spande in casa".
Noi, rincretinite, non capiamo niente finché non entriamo in cucina. La bacinella che stava sotto la caldaia era piena fino al bordo e il pavimento della cucina non vi dico in che stato era. La Sciura allora inizia praticamente a insultarci dicendo che lo abbiamo fatto apposta. Mi verrebbe solo da urlarle di tutto, ma mi limito a cercare di arginare la maledetta perdita. A quel punto entra in scena anche la nipote della Sciura, che per telefono praticamente mi dà della cretina. No ma grazie mille, eh. Sono le sei di mattina anche per me. 
A quel punto avevo una gran voglia di prendere a sprangate la Sciura che ci dice di telefonare al Boss. Conqui e io ci godiamo la scena. Alle sei di mattina il Boss non si sarebbe mai-mai-maissimo-mai-nella-vita presentato a casa nostra! Nel frattempo ci raggiunge la Nipote, ed è lei a telefonare al Boss. Il quale, con una calma disarmante, dice di sfiatare i caloriferi, aggiungendo che sarebbe arrivato per le otto. La Sciura a questo punto s'incazza come una belva, rifà il numero e ... ottiene la stessa risposta. Il Boss sarebbe arrivato alle otto, caso chiuso. 
Quando, finalmente, il Boss si degna di onorarci della sua presenza, controlla la caldaia e mi dice a) che non ho chiuso bene la valvola di carico e b) che sono una cretina. Beh ma allora se volete andare tutti a quel paese fate pure, eh. Continuate, dài. Quando avevo chiuso la valvola, l'avevo sforzata al punto che ancora un po' mi rimaneva in mano! Se non era chiusa così vuol dire che c'era qualche problema. E invece no: secondo il Boss e secondo la Sciura il problema è che io sono una cretina. La Nipote almeno mi difende, e fa notare al Boss che sarebbe il caso di dare una controllatina all'impianto dal momento che era la TERZA VOLTA che si verificava una stramaledetta perdita. Le inquiline cambiano, l'appartamento e la caldaia sono sempre gli stessi. E allora non fare l'istriano e dai una controllata! No, perché la cretina sono io. Perfetto, vai così. 
Ma ora bene che abbiamo appurato che sono una cretina, il tecnico lo chiamiamo sì o no? Vogliamo rimanere con questa perdita o vogliamo anche sapere dove sta il problema? 
Intanto il Boss, Conqui e io continuiamo a tirare su acqua dai caloriferi e vediamo che più acqua tiriamo su e più la pressione si alza. E ma così non è mica tanto normale, eh. 
Io insisto nel dire che il problema è la valvola che non regge, ma il Boss sembra non ascoltarmi. 
A quel punto io devo andare in Uni - e mi tolgo da questo covo di pazzi - mentre Conqui rimane a casa. Quando, due ore dopo, torno ... Conqui mi riferisce che avevo ragione io. Infatti è venuto il tecnico, il quale ha fatto notare al Boss che il problema era che la valvola di carico non teneva più. 
E io mi sono beccata insulti sia dalla Sciura che dal Boss. Entrambi si sono scusati con me (il Boss subito, la Sciura nel pomeriggio quando è venuta su a chiedermi come si fosse risolta la situazione) e adesso noi abbiamo una caldaia con entrambe le valvole perfettamente funzionanti.
E soprattutto anche il tecnico ha confermato che il procedimento che io ho seguito per caricare la caldaia era giusto: il casino è nato per colpa della valvola e non per colpa mia. 

In tutto questo, a me viene da ridere.
Quando ai tempi mamma è andata a vivere da sola a Reggio Emilia è rimasta giorni interi senza acqua calda e riscaldamento perché non riusciva ad accendere la caldaia. A salvarla è arrivato un suo amico emiliano all'urlo di: "Ma è una cassàààààta!"

Morale della storia: 
Mai rivolgermi la parola urlandomi e insultandomi in triestino alle sei di mattina. O meglio: potete farlo, ma non se ci tenete alla vostra vita. 
Lettori avvisati. 

lunedì 23 novembre 2015

CENTO!!!

Siamo arrivati a un punto molto importante per il mio spazietto in Rete.
Siamo arrivati al post numero cento.
Un numero importante.
Il blog è nato per caso, prima di intraprendere un viaggio straordinario. Ora non riesco ad aggiornare come vorrei a causa di troppi impegni ma non significativi.
Prossimamente arriverà un post sul disagio di oggi 23 novembre... ma intanto... io stapperei uno champagne per il centesimo insensatissimo post.
Ad maiora!

domenica 22 novembre 2015

No, niente

No, niente.
Ho ritrovato la collana.
Certo, era in un posto abbastanza improbabile. Che cacchio ci faceva una collana in fondo a una borsa non è lecito sapere.
In ogni caso la mia collana che ho comprato il giorno del mio compleanno appena arrivata a Vienna è ancora qui.
E starò ben attenta a non perderla.

Intanto mi ero dimenticata di aver comprato del cioccolato.
E scusate ma sono felice!

Ancora una volta

Ma basta!
Ma non è possibile!
Ma non si può andare avanti di questo passo!

Ho perso l'ennesima collana.
Faccio decisamente schifo.
E mi sento anche una cretina.

Almeno la collana con le stelle alpine è al sicuro.

martedì 17 novembre 2015

La nobile arte del concertare

Tra una cosa e l'altra (influenza compresa), non sono più riuscita ad aggiornare.
Ma ora recupero immediatamente, perché il concerto del 13 novembre merita un post tutto per sè.

Tanto per cominciare, il concerto è il primo di una lunga serie di eventi per festecciare i venticinque anni dalla fondazione del coro. Il programma era completamente di musica sacra, Gott sei Dank!
Il programma era il seguente: cantare a una messa e, terminata la funzione, concerto.
Benissimo: che problema c'è?
Il problema è che, essendo io arrivata nel coro circa un anno fa, non conoscevo quasi nessuno dei brani che avremmo cantato alla messa. E vabbé: spartiti, diapason e metronomo....e via con lo studio! Sono abbastanza impazzita, ma ne è valsa la pena. Ho letto tanti di quei brani tutti insieme che come abbia fatto a impararli bene rimarrà ora e per sempre un mistero.
Al concerto chi c'era? Coro junior, Coro senior e un buon numero di ex-coristi, tornati per l'occasione a cantare insieme a noi. A dirigerci, non uno ma ben due direttori: uno, quello attuale, che chiameremo con il nome di fantasia di DirettoreK; l'altro, il fondatore del coro, che chiameremo con il nome di fantasia di Fondatoredelcoro.

Ed ecco un po' di "nanetti" (cit. Nino Frassica) da messa+concerto:
-un'ora prima della messa, DirettoreK decide di cambiare il brano da cantare all'offertorio. Cavolo, era uno dei miei preferiti. E ne mette uno che non so e che non ho mai sentito. E vabbé. Almeno mi riposo un po'.
-io detesto tantissimo l'incenso: appena lo percepisco, i miei occhi iniziano a gonfiarsi e a lacrimare. Non vi dico la quantità d'incenso in quella chiesa, ma non si sa bene come i miei occhi non si sono gonfiati né niente.
-in programma c'erano tre brani della Deutsche Liturgie del mio amato Felix Mendelssohn-Bartholdy: Kyrie, Heilig (Sanctus) e Jauchzet dem Herrn aller Welt (salmo). Ho passato tutta la settimana a studiare Kyrie e Heilig, mentre allo Jauchzet ho dato una rapida occhiata la sera prima a prova (stupendo Fondatoredelcoro con le mie abilità di lettura a prima vista!). E insomma: mentre ci disponiamo, scopriamo che cantiamo solo Jauchzet. Bene: una settimana a studiare per niente. Fantastico.
-come Coro senior abbiamo eseguito due brani che abbiamo cantato talmente tanto che non avevano bisogno di prova acustica né di prova di posizione né di niente. E infatti sono venuti benissimo.
-Fondatoredelcoro mi ha chiesto se io a Genova già cantavo. Ehm, diciamo che canto da quando ho 9 anni e ore ne ho 21. Quindi molto decisamente sì. Lui mi fa il nome di una bravissima direttrice di coro genovese e mi chiede se la conosco. La sua faccia quando gli ho detto che per tutti quegli anni ho cantato da lei era da filmare. E soprattutto: "Ecco come hai fatto a leggere Jauchzet a prima vista!"
-abbiamo eseguito anche "Abendlied" dell'altro mio grande ammmmmore, Josef Rheinberger. E' un brano che ha come testo il passo del Vangelo che dice "Resta qui con noi, Signore, perché si fa sera e il giorno già giunge al tramonto". E' un brano talmente bello che ti fa sentire come se lassù ci fosse davvero qualcuno o qualcosa. (Non entro in questioni religiose perché sennò finisco di scrivere domani mattina!) E insomma, eseguiamo questo meraviglioso brano. DirettoreK dice che è venuto bene. Sarà, ma a me sembrava di un tono più basso.
-DirettoreK ogni tanto ha delle idee alquanto bizzarre. In programma avevamo "Love of my life" dei Queen. Personalmente a me non piace, anzi... diciamo pure che mi fa due palle così. DirettoreK presenta il brano, si gira, ci guarda e bisbiglia: "Mischiatevi". Detto in italiano: MA SEI FUORI? Come fai a pensare di cambiare la disposizione in concerto? Vabbé, mischiamoci. Io mi piazzo tra un tenore e un basso: se proprio mi devo mischiare, mi metto in mezzo a due che sanno bene le loro parti. Il grande dramma è che io non sentivo PER NIENTE gli altri contralti. Cosa ne so, magari nessun contralto ha aperto bocca e io ero l'unica a cantare!
-il modo migliore per attaccare al momento giusto è respirare in anticipo. Io stavo per attaccare nel momento sbagliato, ma mi sono salvata...respirando al momento sbagliato. Quella frazione di secondo che mi ha permesso di capire di stare sbagliando e quindi mi ha salvata da una grandissima figuraccia!
-dopo il concerto, ci si cambia di corsa per andare a cena tutti insieme alla vicina pizzeria. In tutto eravamo una settantina di coristi. E settanta coristi in una pizzeria vuol dire che almeno uno a un certo punto si alza ed esclama: "Dai, cantiamo *un brano*!!!!". E infatti: un corista, che chiameremo con il nome di fantasia di Rocco, si alza e propone di cantare "il Daemon". Un casino di brano. Un'esecuzione meravigliosa. Immagina, puoi.

Salutando poi i coristi prima di andare a casina a dormire, uno dei tenori - nonché il Presidente dell'associazione - mi abbraccia e mi ringrazia. Io lo guardo stupita e gli chiedo per cosa. Lui mi risponde: "Perché ci hai dato un aiuto grandissimo". Io sono sempre più perplessa ma sono felice della cosa. Il che vuol dire che non sono così inutile come pensavo. La mia testa è ancora collegata  a una realtà corale in cui io sono completamente inutile, in cui non esisto, in cui anche se non ci sono non se ne rende conto nessuno...ma in cui appena fai un errore tutti ti puntano il dito contro. Il fatto che in questa realtà corale tutti - ma tutti tutti! - mi trattino con così tanto affetto non può non farmi sentire accolta e coccolata.

Che bella, la vita da corista.

martedì 10 novembre 2015

Ginger choir

Le amicizie migliori sono quelle nate in un coro.
Anche se canto qui da quasi un anno mi sembra di essere parte di una grandissima famiglia. 

Ogni corista trova sempre un compagno di deliri.
Io la mia compagna di deliri ce l'ho. Con uno sguardo ci capiamo al volo e scoppiamo a ridere.
Anche perché basta urlare "MOOOOSECA!" con la voce di Enrico Papi...

La compagna di deliri è cocola. Molto cocola. 
Talmente cocola che, sapendo che ero giù di voce, ieri mi ha portato le caramelle allo zenzero.
Non si può non volerle bene! 

MOOOOOOSECA!!!

domenica 8 novembre 2015

Voce allo zenzero

Da quando sono tornata da Vienna con un male alla gola allucinante e un raffreddore che sembrava non passare mai, ancora non mi sono ripresa vocalmente.
Sono giorni che sto male, anche se ora - soprattutto grazie alla mitica arnica - la mia gola sembra soffrire un po' meno di prima.
Oggi c'era qui in centro la Fiera del Cioccolato. C'era anche un grandissimo stand con the di tutti i tipi, compreso lo zenzero.
Io ADORO lo zenzero. Sono dipendente dallo zenzero. Nel mio armadio in cucina ho due scatole enormi di the limone e zenzero. E' il the più buono della terra.
E insomma, la signora dello stand mi ha chiesto se volessi assaggiare una caramella allo zenzero, aggiungendo che fa molto bene ai cantanti e a chi ha male alla gola.
Provo la caramella.
Mi fa benissimo.
La mia voce sembra già essere tornata in forma.

Dio salvi lo zenzero. Ora e sempre.

mercoledì 4 novembre 2015

E poi?

Ogni tanto, quando sono stanca, il mio neurone solo parte per la tangente e inizia a fare ragionamenti sempre più assurdi. Questo tante volte mi impedisce di godermi tutto quello che ho per concentrarmi su quello che vorrei avere.
Sono solo all'inizio del mio secondo anno triestino, eppure sto già pensando a quando dovrò ben affrontare il test per entrare alla magistrale. Perché ovviamente c'è un test, e CHE test. Non è affatto semplice. Anche perché se da qui escono i migliori interpreti vuol dire che la facoltà non è proprio uno zuccherino. E in effetti già adesso me ne accorgo. 
Comunque, non divaghiamo: sto già valutando l'idea di che percorso fare con quali lingue e quale combinazione. L'idea che ho in questo momento è interpretazione di conferenza (ovvero "quella che parla") usando francese B e tedesco C. Per i non addetti ai lavori: nel campo dell'interpretazione ci sono tre tipi di lingue. La lingua A, che nel mio caso è l'italiano, è la mia lingua madre di cui ho una piena padronanza (anche se dal mio modo di scrivere e di esprimere concetti non si direbbe..!). La lingua B è invece una lingua che usi sia come attiva che come passiva. Attiva vuol dire che traduci "verso", passiva che traduci "da". Nel mio caso, vorrei utilizzare francese come lingua B: interpreterei quindi ITA-FRA ma anche FRA-ITA. La lingua C è una lingua che usi solamente come passiva, e vorrei che la mia lingua C fosse Sua Maestà Die Deutsche Sprache. Interpreterei quindi solamente DEU-ITA. Per ora il progetto è questo, ma è ancora presto per valutare esattamente la combinazione linguistica e il percorso accademico da affrontare. Questo solo dal punto di vista puramente accademico.
Dal punto di vista personale - e qui arriviamo al vero motivo dell'assurdo ragionamento di oggi - sto cominciando ad avere una paura fottuta del suddetto test. Non tanto linguisticamente parlando quanto per il fatto che io già normalmente mi cago in mano per un niente, figurati per un test del genere. È una cosa bestiale, sul serio. E la mia paura non è tanto il test in sé quanto... quello che succede se io quel dannato test non dovessi passarlo. Vorrebbe dire una sola cosa: che devo tornare a Genova. E io tutto voglio meno che tornare laggiù. Davvero, io là ci sto male. Ma male. Ma malissimo. Mi sento schiacciata e oppressa, mi sento compressa, mi sento uno straccio. Non ho tutto quello che qui sto costruendo anche a fatica, come per esempio il fatto di poter costruire rapporti di amicizia. A Genova NON ci si riesce nella maniera più assoluta. Qui a TiEsse sono nel mio paradiso, sto bene, ho conosciuto e sto conoscendo persone favolose (e il prossimo che mi parla male dei triestini si becca una vacanza in Liguria!), vado a teatro senza pagare con il sangue, canto in un coro in cui mi sento perfettamente a mio agio e in cui mi sembra di cantare da sempre... Ho davvero trovato il mio posto nel mondo.
E se penso che se non dovessi passare quel test dovrei lasciare qui tutto ciò che di bello sto costruendo mi viene un secondo il mal di vivere.
Ma ancora è presto per pensarci. Ma si sa che quando la Cecy si mette in testa una cosa è difficile distoglierla dalle sue idee. 
La cocciutaggine infatti è la cosa che amo di più del mio carattere. 

lunedì 2 novembre 2015

Lorenzo, o come dicevan tutti Renzo

Oggi è il 2 novembre. Il giorno in cui si ricordano tutti i defunti.
Tra i tanti, ci sei anche tu.
Non ci vedevamo mai. Ma mai. Solo nelle feste comandate, rigorosamente a pranzo a casa nostra. Non sapevo tanto di te, talmente poco ci vedevamo.
Ciò che sapevo era che cantavi anche tu. Eri un basso. E che basso. Quanto diavolo arrivavi giù con le note! mi facevi quasi impressione.
Ma poi te ne sei andato nel modo più improvviso possibile. Non se lo aspettava davvero nessuno. E' stato un colpo durissimo. Quel 21 marzo 2012 non riesco proprio a dimenticarlo. (E per ironia della sorte, quel simpaticone del mio prof di italiano proprio quel giorno ha deciso di spiegare I Sepolcri di Foscolo...) 
Quando, pochi mesi dopo, mamma ha comprato la tua macchina...ho scoperto qualcosa che mi ha fatto stare ancora più male. 
Era cosa nota che tu fossi un gran musicofilo. Ascoltavi davvero di tutto, ma principalmente tanta, tantissima classica. Come me. 
Quello che io non sapevo - e che forse non sapeva nessuno - era che nella tua macchina c'era un porta-CD pieno zeppo di musica. Ma quale tipo di musica? Quella che ascoltavo io, pari pari. Musica classica in quantità sovrumana, musica italiana leggera (indimenticabile il CD in cui "La voce del silenzio" di Mina compare la bellezza di tre volte!)
Ma CHI si sarebbe mai aspettato di trovare un CD con sole canzoni di una delle più grandi cantanti francesi ovvero Françoise Hardy? E che, non parliamo del CD di canzoni del Quartetto Cetra, che io adoro? E parliamo anche di un CD con sole canzoni di Ute Lemper, cantante tedesca che - tra le altre cose - ha anche doppiato Esmeralda nel cartone Disney "Il Gobbo di Notre Dame" facendomi piangere quando sono riuscita a vederlo e capirlo in tedesco? Vogliamo parlarne? 
Questa scoperta mi ha fatto stare malissimo. 
In famiglia infatti pensavo di essere la sola a sentire e apprezzare quel tipo di musica. Tutti infatti amano il jazz, il rock, il qualsiasi-altra-cosa-ma-non-classica-e-non-italiana. E invece tu eri l'unico a cui piaceva anche il Quartetto Cetra sì e no quanto piace a me. 
Ciò che mi fa stare ancora peggio è che... se tu fossi ancora vivo, io non saprei niente di tutto questo.

E' stato solo un brutto scherzo che il destino ha voluto fare un po' a tutti.
Ai miei nonni ha tolto un figlio. A mia mamma e a mio zio ha tolto un fratello. A me ha tolto uno zio ma anche un potenziale appoggio per la musica e chissà per che cos'altro.

E lo zio Renzo ("Lorenzo, o come dicevan tutti Renzo", così diceva il buon vecchio Manzoni) lo voglio ricordare così

El cocal ziga

Ho un'amica, che poi è anche una compagna di corso, sarda.
La chiameremo con il nome di fantasia di Pizzu.
Pizzu abita nel palazzo di fronte a me. Dalla mia cucina, se mi affaccio, vedo lei nella sua cucina. Spesso e volentieri ci urliamo cose da un palazzo all'altro. Anche in lingue assurde: in comune abbiamo, oltre all'italiano, il tedesco e l'olandese.
Ieri Pizzu mi ha scritto chiedendomi se avevo voglia di fare un giretto in centro.
C'è la bora e io sono ancora un po' acciaccata, ma accetto volentieri. Anche perché ero da tre ore attaccata al computer a guardare il telegiornale tedesco alternato a quello olandese e mi stavano per saltare i nervi.
E insomma, usciamo. Andiamo in piazza Unità e ci sediamo dalle alabarde lato Lloyd. Il punto più ventoso di tutta la piazza. Si dice che lato Lloyd ci devono andare solo i masochisti e i surfisti. Ma là c'era il sole, e quindi...
Ci mettiamo là a ripetere le regole di grammatica olandese e, già che ci siamo, ripassiamo le prime nozioni di LIS.
Mentre torniamo verso casa, Pizzu mi chiede di insegnarle qualcosa in triestino.
Le prime due parole che mi vengono in mente sono "cocal" (gabbiano) e "zigar" (gridare).
La prima frase che Pizzu ha imparato in triestino, dopo un anno qui, è "el cocal ziga".
E dato che nella nostra zona di cocai troppi ce ne sono, va più che bene.