Sono solo all'inizio del mio secondo anno triestino, eppure sto già pensando a quando dovrò ben affrontare il test per entrare alla magistrale. Perché ovviamente c'è un test, e CHE test. Non è affatto semplice. Anche perché se da qui escono i migliori interpreti vuol dire che la facoltà non è proprio uno zuccherino. E in effetti già adesso me ne accorgo.
Comunque, non divaghiamo: sto già valutando l'idea di che percorso fare con quali lingue e quale combinazione. L'idea che ho in questo momento è interpretazione di conferenza (ovvero "quella che parla") usando francese B e tedesco C. Per i non addetti ai lavori: nel campo dell'interpretazione ci sono tre tipi di lingue. La lingua A, che nel mio caso è l'italiano, è la mia lingua madre di cui ho una piena padronanza (anche se dal mio modo di scrivere e di esprimere concetti non si direbbe..!). La lingua B è invece una lingua che usi sia come attiva che come passiva. Attiva vuol dire che traduci "verso", passiva che traduci "da". Nel mio caso, vorrei utilizzare francese come lingua B: interpreterei quindi ITA-FRA ma anche FRA-ITA. La lingua C è una lingua che usi solamente come passiva, e vorrei che la mia lingua C fosse Sua Maestà Die Deutsche Sprache. Interpreterei quindi solamente DEU-ITA. Per ora il progetto è questo, ma è ancora presto per valutare esattamente la combinazione linguistica e il percorso accademico da affrontare. Questo solo dal punto di vista puramente accademico.
Dal punto di vista personale - e qui arriviamo al vero motivo dell'assurdo ragionamento di oggi - sto cominciando ad avere una paura fottuta del suddetto test. Non tanto linguisticamente parlando quanto per il fatto che io già normalmente mi cago in mano per un niente, figurati per un test del genere. È una cosa bestiale, sul serio. E la mia paura non è tanto il test in sé quanto... quello che succede se io quel dannato test non dovessi passarlo. Vorrebbe dire una sola cosa: che devo tornare a Genova. E io tutto voglio meno che tornare laggiù. Davvero, io là ci sto male. Ma male. Ma malissimo. Mi sento schiacciata e oppressa, mi sento compressa, mi sento uno straccio. Non ho tutto quello che qui sto costruendo anche a fatica, come per esempio il fatto di poter costruire rapporti di amicizia. A Genova NON ci si riesce nella maniera più assoluta. Qui a TiEsse sono nel mio paradiso, sto bene, ho conosciuto e sto conoscendo persone favolose (e il prossimo che mi parla male dei triestini si becca una vacanza in Liguria!), vado a teatro senza pagare con il sangue, canto in un coro in cui mi sento perfettamente a mio agio e in cui mi sembra di cantare da sempre... Ho davvero trovato il mio posto nel mondo.
E se penso che se non dovessi passare quel test dovrei lasciare qui tutto ciò che di bello sto costruendo mi viene un secondo il mal di vivere.
Ma ancora è presto per pensarci. Ma si sa che quando la Cecy si mette in testa una cosa è difficile distoglierla dalle sue idee.
Ma ancora è presto per pensarci. Ma si sa che quando la Cecy si mette in testa una cosa è difficile distoglierla dalle sue idee.
La cocciutaggine infatti è la cosa che amo di più del mio carattere.
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