lunedì 28 marzo 2016

Dark Sky Island

Oggi è Pasquetta e io non ho niente da fare. O meglio: cose da fare ne avrei ma non ho la benché minima voglia di alzare le mie dolci natiche dalla sedia se non per andare a recuperare l'ultimo album di Enya, "Dark Sky Island", uscito il 20 novembre 2015 (di Warner Music Group)
Mentre faccio colazione e medito su cosa fare di me in questa giornata dal tempo schifido, riascolto l'ultima creazione della mia fata irlandese preferita.
Mi soffermo sulla traccia che dà il nome all'album.
La traccia numero sette.
"Dark Sky Island".
(cliccate sul titolo, aspettate che YouTube carichi il video, mettetevi comodi e lasciatevi andare)

Listen to the waves become 
the blue voice of the sea,
and they whisper as they touch the shore:
"Come back to me, come back to me".


Boat by boat upon the waves
all come to find the light
in the darkness of the sky above.
"Come back to me, come back to me".

Twilight comes to close the day
and let the night break free,
and from deep blue skies the heavens rise.
"Come back to me, come back to me."
"Come back to me, come back to me."

Moonlight brings the ocean stars
like waves upon the sea
and the midnight shre calls out once more:
"Come back to me, come back to me."
"Come back to me, come back to me."
"Come back to me, come back to me."

Perché amo tanto questo brano?
Come tantissimi brani di Enya, anche "Dark Sky Island" è in grado di trasmettere un senso di calma e di tranquillità che riesce a trasportare chi ascolta questo tipo di musica in un mondo parallelo, in un'altra dimensione in cui predomina il colore blu o comunque dove a regnare sono i colori freddi con però quella puntina di calore che porta serenità e pace interiore.
La voce di Enya fa solamente da "tramite" in qualche modo fra l'ascoltatore e questa dimensione parallela.
Provate, mentre ascoltate Enya, a chiudere gli occhi. Dove vi portano la mente e la fantasia?
Enya, attraverso i testi scritti dalla paroliera Roma Ryan, ci guida nella piccola isola chiamata Sark in cui la luce elettrica non esiste e sulla quale si può arrivare solamente tramite battello. Su quest'isola, data la totale assenza di luce artificiale, di notte le stelle sono decisamente più visibili rispetto a qualsiasi altro luogo abitato nel mondo. Sì, perché c'è qualcuno che abita su quest'isoletta che viene designata come "dark sky island", ovvero l'isola dal cielo scuro.
Ecco. Quando ascolto la traccia numero sette, quella che dà il titolo all'album, io vedo un cielo di un blu intensissimo e un immenso tappeto di stelle.
E almeno per un po' mi dimentico del tempo schifido che c'è là fuori.

sabato 26 marzo 2016

Sorellanza, morosaggine e disagio

Le vacanze di Pasqua sono sempre un grande dramma. Infatti sono uno dei tre periodi dell'anno in cui sono costretta a tornare in terra ligure, con mia grande gioia.
Quest'anno abbiamo fregato il sistema e per la prima volta ho applicato il "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi" rimanendo felicemente in terra giuliana.
Non solo. Dalla Liguria è infatti giunta una delegazione di parentado composta da mia sorella e dal suo zaino improbabile per trascorrere qui le vacanze di Pasqua e, già che ci siamo, per conoscere Moroso. Mi pareva infatti giusto che almeno qualcuno potesse conoscere Moroso nel suo habitat naturale e vedere come mi comporto al di fuori del territorio ligure.
E quindi, patteggiando con i miei, organizziamo per mia sorella quattro giorni in terra giuliana.
In realtà i giorni effettivi sono due e mezzo perché ha messo la zampa su suolo triestino giovedì verso le sei di sera e ne ripartirà domani nel primo pomeriggio. Tra l'altro, cambiando l'ora la devo anche sopportare un'ora in meno! Viva l'ora legale!
E nzomma, la xe rivada giovedì pomeriggio. Si butta sul letto, ma poi la porto a fare un giro sul Molo e andiamo a ciccioneggiare cenando da Spiller. Di solito ci vado con Moroso e prendiamo cibo tipico del Tirolo, ma questa volta avevamo voglia di pizza. Ottima, tra l'altro. E i camerieri assolutamente cocoli e disponibili. Dopo Spiller le faccio fare un giro in Cavana e andiamo a fare i selfie con le statue di Svevo, Saba e Joyce. Dopodiché, sfatte come non mai, torniamo a casina.
Venerdì tutto il giorno in terra slovena accompagnate da Moroso. Avevo l'ansia che loro non si stessero simpatici, avevo paura che mia sorella si sarebbe annoiata a girare per Lubiana con una coppia strampalata come noi, che passiamo dallo sbaciucchiarci al prenderci in giro nell'arco di cinque secondi. Abbiamo fatto i piccioncini quanto basta, ci siamo presi in giro, abbiamo detto tantissime cazzate e ci siamo divertiti. Mi sembrava che quel matto di mio moroso e quella pazza di sua cognata si conoscessero da un sacco di tempo. Questa cosa mi ha fatto un piacere immenso.
Stamattina siamo andate al castello di Miramare. C'era troppa gente e quindi abbiamo evitato la visita del castello, però abbiamo fatto un bel giretto nel parco. Tanto, tanto disagio. Tipo: "Siediti sulla Paolo Bitta!" oppure "Ti faccio una fotah!". Torniamo verso casa e cerchiamo di fare una spesa non dico decente ma almeno ci proviamo. Fallendo miseramente, ma shhhh! Verso le due ci vediamo con Moroso dal tram di Opicina per andare da Vatta, uno dei café più in di tutta Trieste. Mangiamo Sacher e beviamo the. Poi facciamo a piedi un bel pezzo della Napoleonica. Rotoliamo verso il tram per tornare in città e scopriamo che ci sono i mercatini di Pasqua. A un giro in mezzo alle casette non si può dire di no, e quindi...

In sostanza: sono molto contenta di questi due giorni. Soprattutto per il fatto che vedere Moroso e sorellanza che si prendono in giro fra loro è una delle cose più belle.
Quando le paure che tu hai si sciolgono in un "Te ciogo pel cuuuuul" capisci che quello che hai a fianco è davvero l'uomo giusto.


("Te ciogo pel cul" = "ti prendo in giro", ndC)

sabato 19 marzo 2016

Wir in Wien: wer hätte gesagt...?

Sì, è un orario altamente improbabile per scrivere un post.
Sono le tre meno un quarto di mattina di questo sabato 19 marzo 2016. La mia giornata ancora non è cominciata eppure ho sonno. Sarà che stanotte praticamente non ho dormito?
Rapida spiegazione: non sono mai stata una persona tanto mattiniera, e anzi da quando vivo fuori ho scoperto di avere davvero un rapporto complicato con la sveglia. Con questo intendo dire che sì, sento la sveglia...ma me ne frego, la spengo, mi giro dall'altra parte e dormo altre due o tre ore. Quindi giustamente vi starete chiedendo che diavolo ci faccia io sveglia a quest'ora. Semplice: ho il treno per Udine alle 5 e mezza circa. Sì, ho puntato la sveglia (anzi, le sveglie), ho lasciato le tapparelle semichiuse per far passare un po' di luce ma non troppa...perché ovviamente oggi non posso rischiare di non sentire la sveglia! Il punto è che per paura di non svegliarmi non ho dormito affatto. I miei occhi si stanno chiudendo e non è un segnale positivo.
Ma il domandone da un milione di dollari è: che cacchio vai a fare a Udine alle sette di mattina? Beh, facile: prendo un treno per Villach, da dove prenderò un treno per... ebbene sì, per Vienna. Torno nella mia amata Vienna.
Ma la vera grande novità è che non ci torno da sola. Per la prima volta nella mia vita viaggerò in compagnia. No, non sto parlando dell'ImPaperatrice e di Pascal (detto Pascualo). No, no. Cioè, loro ovviamente sono già nella mia borsa, da fedeli compagni di viaggio. Ma viaggerò in compagnia di una persona fisica, in carne e ossa. E pensa i giri assurdi che fa la vita: questa persona e io ci siamo conosciuti a ottobre ....guess what? A Vienna! Ricordate quando sono andata su a vedere il super gala di musical al Raimund Theater? Ecco. Ci siamo conosciuti nel disagio del dopo-teatro. Ora: solo io posso andare a Vienna e là conoscere un triestino. Ma la cosa assurda non è tanto questa quanto il fatto che noi due siamo praticamente uguali sotto tantissimi aspetti. Lui è germanofilo come me, ama Vienna quanto la amo io, è appassionato di musical, vive di musica (lui sul serio, non come me che non sono altro che una cialtrona!), fa il Masterchef della Sacher insieme a me e tanto altro. E 'nzomma, sì, è da gennaio che sopporta una morosa particolarmente rompiscatole, Grammar Nazi, germanofila, "pigna in culo" come lui affettuosamente la definisce....che poi sono io.
E quindi oggi sperimentiamo la nostra morosaggine in terra straniera ma in un posto che è casa per noi. Entrambi conserviamo ricordi meravigliosi di quella città e adesso vogliamo provare a costruire altri ricordi viennesi. Però insieme. E quindi contano doppio!
La cosa grave è che torniamo sul "luogo del delitto" ovvero al Raimund, dove ci siamo conosciuti.
Non si dovrebbe mai fare.
Ma a noi non interessa. Siamo stati al castello di Miramare, che si dice porti nera alle coppie. Siamo ancora una coppia. Quindi che mai potrà succedere in un teatro in cui l'ultima volta che ci ho messo piede ho conosciuto colui che sarebbe diventato mio moroso?
Detto questo, ho un'ora di tempo prima del suono della mia sveglia. Guarderò il soffitto.
Buon viaggio a noi.
"Wer hätte gesagt...?"

giovedì 17 marzo 2016

La primavera è alle porte!

Oggi è giovedì 17 marzo.
Tra quattro giorni inizia finalmente la primavera.
L'aspettavo tantissimo, più che altro perché soffro molto il freddo e dell'inverno iniziavo a non poterne più.

Ma la cosa più bella della primavera è che inizio a sentire l'allungarsi delle giornate.
In inverno alle quattro è già buio.
Oggi dovevo uscire per le cinque per andare a fare un giro sulle Rive.
"Ma no dai, non porto gli occhiali da sole".
E indovinate chi è che ha camminato controsole sulle Rive senza vedere una cippa?
Esatto, proprio io!

Sono contenta che stia arrivando il caldo perché in realtà io sono una lucertola. Sono una bestiolina a sangue freddo che vivrebbe perennemente al sole. E invece devo sopportare l'inverno, il freddo, il vento, la pioggia e - trovandomi a Trieste - la bora. D'estate invece sto sempre molto meglio. Caldo, sole, venticello leggero, occhiali da sole sul naso e via a studiare in pineta o sul Molo!

L'unico lato negativo della cosa è che conseguentemente si sta avvicinando anche la sessione estiva. Ma shhhh!, non ci pensiamo.
E aspettiamo che sia domani per prendere ancora un po' di sole.

domenica 13 marzo 2016

Céa-maa-nia

"Céa-maa-nia" è un'approssimativa trascrizione di come un tedesco potrebbe vagamente pronunciare la parola 'Germania'.
In questo momento mia sorella Cooleeah si trova in Céa-maa-nia.
Tra una settimana le toccherà rimettere piede su suolo italiano.
Non ne ha voglia, vorrebbe rimanere lassù.
Scusate ma io per questa cosa gongolo a schifo.
Tutta la fatica che ho fatto per passarle, a mio modo, un pochino di tedesco sta finalmente dando i suoi frutti.
Perché come si dice... il frutto non cade mai troppo lontano dall'albero.

giovedì 10 marzo 2016

Otto Määääärz

Per la prima volta ho festeggiato la festa della donna non da sola.
Ma partiamo dall'inizio.
Il mio martedì otto marzo prevedeva quattro ore di tedesco. Due con una lettrice, due con l'altra.
La prima lettrice, la Moira, è la persona più sessista che ci sia all'interno di scuola interpreti. Ci ha fatto un pippone mentale sul fatto che lei non sopporti come in Italia si festeggia l'otto marzo. Perché in Austria mica funziona così, eh no. Le donne austriache hanno le palle, mica come quelle italiane che si deprimono se non ricevono un mazzo di mimosa. E insomma, mezz'ora a fare tutto un discorso esaltando le donne austriache. Ma poi si riprende con l'asettica grammatica e via. Altre due ore con l'altra lettrice: detto in italiano, due palle così.
Poi, Gott sei Dank, si torna a casa perché è ora di pranzo.
Pomeriggio che si fa? Piove, il tempo è brutto, fa freddo: il tempo ideale per vedermi con mio moroso!
E 'nzomma, ci accordiamo sull'orario e (non) decidiamo il da farsi. Appena esco di casa, mi si materializza davanti con un meraviglioso mazzo di mimosa con al centro una rosa arcobaleno ("Una rosa gay!", cit. mia sorella). Ora, va bene che sono un cuore di marmo...ma mi stavo sciogliendo!

Dal momento che il trandeòpcina non funge, ci svacchiamo sulla 2 e andiamo a Opicina. Destinazione: Vatta, ovviamente! Ormai là siamo praticamente di casa. Ed è uno dei posti più in di Trieste. *mette gli occhiali da sole* *Stayin' alive, stayin' alive, ah ah ah ah!* Roba che potremmo andare da Vatta anche in zavate comode e pigggggiama!
E che cosa prendiamo? The caldo e Sacher. Perché Masterchef è sempre in agguato. E stavolta era ottima. Viva Vatta ora e sempre, amen!
Inutile dire che sono tornata a casa praticamente volando.
Perché avere un moroso è tanto bello.
Ma avere il miglior moroso del mondo è assolutamente impagabile.


sabato 5 marzo 2016

"Lehren heißt lernen"

"Lehren heißt lernen".
Insegnare significa imparare.

Chi ha letto certi post di qualche mese fa sa che io sono figlia e nipote di insegnanti. Per questo credo di sapere abbastanza bene che cosa voglia dire insegnare.
Però non sono un'insegnante. Sono ancora una sssimpatica studentessa universitaria che tutto vorrebbe fare meno il lavoro che fa mia mamma, che fanno i miei zii e che faceva mia nonna. No, io non ho né testa né pazienza per quel tipo di vita. Certo, ho la pazienza per tradurre articoli di giornale o per passare ore a sentire notiziari nelle lingue più assurde... ma non per trasmettere quello che so a qualcun altro.
Eppure.
Eppure da un mesetto ho iniziato a dare ripetizioni di tedesco. La mia allieva ha 13 anni e fa la terza media. Pensavo che sarebbe stato uno scherzetto da niente, una cosa solo per guadagnare un pochino e mettere un po' di soldi da parte. E invece sto iniziando a capire che cosa vuol dire davvero insegnare.
Vuol dire innanzitutto che chi sta davanti a te pensa che tu sappia davvero tutto. E tu non puoi far finta di niente: se insegni, devi anche sapere. E devi avere anche coscienza di quello che dici, perché se vai a dire cavolate sei finito. (Non come fanno certi professori che insegnano senza sapere...)
O meglio: un conto è un insegnante sadico che non sa fare il proprio lavoro e quindi insegna ad minchiam e poi se dà voti oltre il 6 è un autentico miracolo. Sì, esistono professori sadici che pensano che tanto sono loro ad avere il coltello dalla parte del manico. Io vi do i votacci, voi vi arrangiate. Altra cosa è la condizione in cui mi trovo io, ovvero una studentessa che sta cercando di imparare le stesse cose che insegna a un'allieva di otto anni più piccola di lei. Se io sbaglio qualcosa, i votacci li prende lei. E se lei prende voti bassi va da sé che io non sono in grado di fare quello che mi viene richiesto, e quindi non mi arrivano più soldi in cassa. Quindi è anche per questo che l'altro ieri sono stata fino a mezzanotte a cercare esercizi da fare, a provare a rielaborare regole di grammatica in modo da renderle il più comprensibili possibile, a studiare un modo intelligente di spiegare cose che per me sono più che automatiche, a riempire tabelle con pronomi personali nei vari casi e via dicendo.
Una delle poche cose di cui sono fiera di me è il modo con cui io prendo il mio lavoro. Sul serio ma allo stesso tempo cerco di renderlo leggero sia alla mia allieva che a me stessa. Sul serio perché le cose funzionano solo se fatte in un certo modo. Se si lavora bene, con metodo e serietà, le cose vanno avanti, i voti passano dal quattro al sette e i soldi entrano in cassa. Cerco di renderlo leggero perché io lavoro al venerdì pomeriggio, dopo una settimana universitaria: se mi comporto da persona noiosa è la fine, mi annoio e mi addormento anche io. Quindi cerco di fare un po' la Mary Poppins che dalla sua magica borsa (la famosa MaryTasche!) tira fuori qualsiasi cosa. Lo strumento più indispensabile della mia vita: i pennarelli colorati. L'unico modo per ricordarsi le desinenze e i casi è colorarli in modo diverso. Ho testato questo metodo sulla mia allieva e funziona alla grande. O anche il genialissimo metodo che ho elaborato per farle imparare a leggere i numeri: invertire l'ordine delle cifre con uno schema un po' improbabile ma che ha dato i suoi frutti: ora non mi sbaglia più nemmeno una data!
Ieri è stata una giornata abbastanza orrenda nel complesso, sono tornata a casa con il cervello che fumava. Però ero soddisfatta perché ero riuscita a spiegare e a far capire alla mia allieva un argomento che mi ha fatto sudare ben più delle canoniche sette camicie. Uno degli argomenti più ostici che ho incontrato nella grammatica tedesca che ho studiato al liceo. Era talmente complicato per me che pensavo che non sarei mai riuscita a spiegarlo a nessuno. E invece...

Con un po' di cattiveria mi viene da dire grazie ai professori che non sanno svolgere il loro lavoro.
Grazie a voi noi studenti squattrinati possiamo dare ripetizioni e, oltre che a mettere soldi in cassa, abbiamo continuamente modo di confrontarci con noi stessi.

giovedì 3 marzo 2016

La nobile arte del procrastinare

Dovevo nascere il 27 luglio 1994.
Sono nata il 1 agosto 1994.
Nemmeno nata e già procrastinavo. Sembra che il rimandare cose importanti sia parte di me da sempre.

E' cosa risaputa che io non sia in grado di organizzare le millemila cose che ho da fare.
Soprattutto qui in Università. Non ce la faccio.
Avrei bisogno di qualcuno che mi stesse sempre addosso a dirmi di fare questo, di fare quello, di studiare quell'altro, di tradurre quell'articolo, di tradurre anche quell'altro, di mettere in ordine gli appunti e via dicendo.
O forse no.

Perché in fin dei conti io mi so organizzare anche molto bene.
Ma solo se ho una deadline molto bassa.

Quando sono in sessione infatti divento isterica. Ma perché? Semplice: perché ho i (fottuti) esami tutti attaccati! E quindi avendo pochissimo tempo a disposizione sono costretta a dover studiare tutto insieme. Ma, prima di tutto, a elaborare un piano di studio molto meticoloso. Capitava infatti che io iniziassi a studiare la mattina e alle tre di notte fossi ancora con il culo sulla sedia e con gli occhi incollati al monitor. Come l'anno scorso quando in sessione estiva ho preparato l'esame di traduzione olandese: ore e ore a leggere (fottuti) articoli che parlavano di politica in olandese. Inutile dire che per capire un articolo devi conoscere testi paralleli in italiano, e quindi via di letture di giornali. Quante sere passate con il ventilatore appiccicato alla schiena (bello dare gli esami a luglio!) a tradurre articoli senza un vero perché! Quante sere passate al telefono con mio padre a farmi spiegare la questione delle elezioni in Grecia senza capire niente! Quante sere gelatino da Zampolli, giro sulle Rive a sbollire l'ansia e poi di nuovo a tradurre! (che vita di merda...) Quando però il 10 di luglio sono finalmente riuscita a passare quell'esame maledetto con un voto anche dignitoso ero la persona più felice della terra. Non tanto per il voto quanto per il fatto che avevo appena vinto la mia ennesima battaglia contro la procrastinazione.
Dìcasi stessa cosa per il famigerato esame di Lingua Tedesca. Un capitolo di un libro in italiano che però dovevamo studiare e tradurre in tedesco. Ma non parlava delle farfalle o degli elefanti rosa: riguardava la diffusione della lingua tedesca nel mondo! E 'nzomma, sono riuscita a fare tutto quel lavoraccio di lettura-traduzione-studio in venti giorni quando avrei potuto benissimo diluirlo in qualche mese. Ma da brava procrastinatrice quale sono, ho vinto di nuovo.

Adesso siamo punto e a capo. L'elenco delle cose che ho da fare è il seguente:
-studiare quintalate di roba sulla cultura olandese per preparare uno stramaledetto esame che avrei il 21 di marzo (sì, il giorno dopo il weekend viennese)
-studiare antropologia, che magari ad aprile riesco a fare il preappello e togliermelo dalle scatole
-studiare LIS, che non sto più capendo una cippa
-fare i compiti della Moira, che sennò martedì vado a lezione da lei e me la faccio addosso dall'ansia
-fare i compiti della Prof JAAAA perché quando non li faccio mi sento in colpa
-iniziare (magari, eh) a tradurre il primo dei tre capitoli che devo studiare per l'esame di Lingua Tedesca che avrò a (forse) maggio
....e chissà quante altre cose che ora mi sto dimenticando.

E invece cosa sto facendo?
Scrivo qui ascoltando mooooooseca.
Perché finché non ho una deadline stretta non riesco a lavorare.
Disagissimo.