sabato 26 dicembre 2015

Regali a prova di freddo

E insomma, anche Natale, Santo Stefano e i pranzi con i parenti sono finiti. Possiamo archiviare l'ipocrisia almeno fino al prossimo anno.
Ma non stiamo qui a sputare veleno e riflettiamo sui regali ricevuti quest'anno.
In realtà c'è poco da riflettere, ma un'osservazione la voglio fare.

Mio padre sa che io non amo i pile oversize e me ne regala uno.
Mia zia e mia sorella sanno che io soffro il freddo e quindi una mi regala un morbidissimo e caldissimo plaid, l'altra una felpa morbida come la lana di una pecora. La felpa è nera, quindi ora tutti mi chiamano "pecora nera della famiglia". Bene, ma non benissimo.
La chiamavano "l'arte del fare regali giusti".

giovedì 24 dicembre 2015

Back to Liguria

E così è arrivato questo 24 dicembre. La vigilia di Natale. Il giorno in cui, dopo cinque mesi, rimetto piede in terra ligure.
Sono sincera: ne ho voglia zero. Ma si fa perché si deve fare.
Per fortuna ieri sera ero a cantare al Rossetti con i miei adorati coristi, sennò sarei dovuta tornare già il 18. E quindi avrei avuto sei giorni in più di scleri e di male di vivere. Perché è questo l'effetto che Genova ha su di me. E più cerco di combatterlo e più lui si fa sentire. Ogni volta è sempre più forte.
Oggi sarò sola con due trolley. La solita carrozza nove comunemente detta "in culo al treno". Il solito cambio al point zéro. La solita mezz'ora di tempo per attraversare Milano Centrale e saltare sul regionale. E poi due ore di tempo per riabituarmi a sentire quell'accento strano che a me dà tanto fastidio e che non sento da fine luglio.
Cosa c'è di positivo nel tornare a Genova? Pensare che tra dieci giorni sono di nuovo a Trieste. O per meglio dire, sono a casa.
Perché se "home is where your heart is", allora casa mia non può che essere qui dove sono adesso.

Buon viaggio a me.

lunedì 21 dicembre 2015

Sere nere con Tiziano

No, non è un uomo con cui ho passato una serata orrenda. 
E' un cantante. E anche molto famoso.
Sto parlando di Tiziano Ferro.

La mia amica prof blogger fiorentina lo adora.
Ne parlavamo oggi su Uozzap, e a me è venuta l'intelligente idea di scaricare il greatest hits.
Perché? Non lo so.
Forse per dargli una chance. Forse per non collegarlo più solo al mio periodo di massima depressione in cui ascoltavo "Il regalo più grande" e "Sere nere" (di cui cantavo il ritornello una terza sopra facendo una sorta di controcanto di una banalità infinita). Forse per cercare di capire che cosa lei ci trovi di così speciale in lui. Non lo so. 
Lo ammetto: sono molto prevenuta nei suoi confronti. Però voglio dargli davvero una chance. 
Non dico "far breccia nel mio cuore" e entrare nella mia vita con la prepotenza di "Elisabeth", ma almeno non farmi schifo come mi faceva all'inizio.


E insomma, attacco il greatest hits. Da qui il degrado. 
Parte "Lo stadio". Cerco di concentrarmi sul testo ma non ci riesco. Lo devo riascoltare almeno tre volte. E non mi convince. Il testo nella mia testa non ha senso. Ho promesso a me stesso: "Non penserò più a te", canta Tizio. Non siamo alla fiera della banalità, nooooo. Vabbé dai, cambiamo traccia che non ce la sto facendo. 

Traccia numero due: "Incanto". Appena parte capisco subito di avere la sindrome da musicista: il mio piede destro inizia a fare tap-tap per terra a tempo, la mia mano sinistra inizia a solfeggiare un quattro quarti e infine la mia testa dondola da sola seguendo il movimento della mano. In tutto questo, il mio cervello non riesce a concentrarsi sul testo perché è troppo preso dalla banalità della musica. Dai, un quattro quarti così semplice... per il mio cervello è come ascoltare un brano di Ligabue. Mi dico: "Vabbé dai, la musica fa schifo...ma magari ha un bel testo". Forse sì, peccato che non mi ci riesca a concentrare. Sarà che io, così fredda e glaciale, non posso concentrarmi su testi mielosi come questi! 

A quel punto davvero mi esplode la testa. Non ce la faccio. Nonostante la quantità spropositata di zenzero che sto ingerendo tra the caldo e biscotti, mi sto addormentando. Mettiamo una canzone, sempre di Tizio, che mi svegli almeno un po'. Ammesso che un brano di Tizio riesca a svegliarmi, s'intende...!

E allora via! si procede con "E Raffaella è mia". Un testo non inutile ma di più. La Raffaella in questione è Raffaella Carrà - che io adoravo alla follia quando ero piccola! - e Tizio ci fa sapere che Raffaella è sua, che balla e canta a casa sua (di lui) solo per lui e che non può entrare nessun altro. Beh, grazie per avercelo detto. 

Non solo: l'ha stalkerata di brutto cercando il manager e la mail. Ma poi per fortuna (!) ora è sua. E' talmente sua che nessuno può entrare in casa perché Raffaella è sua. I vicini intanto ascoltano il repertorio che Raffa canta per Tizio. SOLO per Tizio. E a voi poracci...niente. E Raffaella è sua, sua, sua. Ripetere pure ad libitum
La parte interessante di questo brano: mi ha fatto tornare indietro nel tempo fino alla seconda liceo quando, con la mia compagna di banco, l'avevo parodiata usando come protagonista la mia prof di latino che si chiamava proprio Raffaella. 
Bene, appurato che anche questo è un fiasco torno sulla depressione andante.

Ecco là che metto "Ti scatterò una foto". Il brano più depresso ever. Parte Tizio a cappella e ci dice, in quattro versi, che nell'ansia che ti perdo ci scatterà una foto. EEEEEEEH. A quel punto parte l'accompagnamento. 
Ti chiamerò perché tanto non risponderai: ma scusa.... ma allora che cavolo la chiami?! Vabbé dai, andiamo avanti. E sarà bellissimo perché gioia e dolore han lo stesso sapore con te: abbiamo appena trasmesso la rubrica "Quelle frasi che fanno piacere". 
Non solo: apriamo un capitolo sugli accenti tonici a caso? Ma sì dai. Cosa può significare sentirsi piccolò / quando sei il più grande sogno e il più grande incubò. Se ascoltate la canzone (basta digitare il titolo su YouTube) capirete cosa intendo. 
Basta, mi sto deprimendo davvero troppo. Però sono fiduciosa, sono sicura che questa sessione di ascolto mi porterà qualcosa di positivo. Tipo "Sere nere". E allora via!

"Sere nere" è il brano che contiene una delle frasi che ripeto più spesso: "Se non uccide, fortifica". E' un po' la mia filosofia di questo periodo. Per il resto... andiamo ancora sugli accenti tonici a caso? Perfetto: aprite YouTube, cercate il brano e arrivate al ritornello. "Di sere....nerééééé, cheeeee non c'è tempo, non c'è spazio e mai nessuno capirà / vuoi rima...neréééééé? Perché fa male, male, male da morire senza te". Ora, se qualcuno in questi versi trova una logica me lo faccia sapere. Siamo arrivati al punto in cui sono in confusione più totale: "E più mi vorrai e meno mi vedrai e meno mi vorrai e più sarò con te (x2) lo giuroooooooo" [svarione sulla o, ndC] Che dire se non EH?!
Ma perché tutto questo? Perché? Perché? Perché fa male, male, male da morire senza te. Ma ne sei proprio sicuro? Uhm... 
L'unico momento interessante è stato quello in cui mi sono resa conto di sapere il testo perfettamente a memoria e di star cantando il ritornello una terza sopra e quindi posso fare la figa facendo la controvoce. Niente di serio, in ogni caso. 

Bene, è giunto il momento di arrivare al picco di depressione. 
"Il regalo più grande". Voglio farti un regalo oh grazie! qualcosa di dolce cioccolato!! qualcosa di raro....eeeeeeeh! What?! Ma questo è solo l'inizio! 
Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché / di notte chi la guarda possa pensare a te (perché noi NOOOOON siamo mielosi e depressi, no!) /  per ricordarti che il mio amore è importante-eh / che non importa ciò che dice la gente / perché tu mi hai protetto con la tua gelosia (ora tu me la spieghi) /  che anche se molto stanco il tuo sorriso non andava via / devo partire però so nel cuore la tua presenza / è sempre arrivo e mai partenza / è il regalo più grande. Eh eh eeeeeeeeeh.
Insomma, se Tizio non dice "EEEEEH" non è contento. 
Un po' come Vasco. Nel dubbio, "EEEEEH". 
Questo brano è talmente deprimente che mi fa ridere tantissimo. Ho dei problemi mentali, sì. Credo che durante le vacanze, o forse durante il viaggio verso Genova, farò un post appositamente per un mio commento sul testo senza senso di questo brano senza senso. 

Ora, siamo arrivati al collasso. Se siete ancora vivi vi stimo un sacco. 
Sia ben chiaro che non ho assolutamente niente contro Tizio. Solo che per me non ha senso. 
Ma dal momento che, come dice Tizio, non voglio farmi più del male adessoooooh .... credo proprio che finirò qui questo post inutile.

Vi lascio con le parole di Tizio.
"EEEEEH".


sabato 19 dicembre 2015

Cinquanta-bla-bla anni e non sentirli

Oggi la mia Mutter, la mia Cogoma, la mia Anziana Signora ... compie gli anni.
Come dice il titolo del post, sono cinquanta-bla-bla.
Eh eh mamma, invecchi anche tu!

Per l'occasione - o come diciamo noi, per festecciare - sono andata a caccia di un regalo.
E l'ho trovato.
E che regalo!
(Grazie alla mia amica prof blogger fiorentina: mi ha salvata dalla disperazione!)
Spero che sarà un regalo gradito ... e spero che venga colto il messaggio subliminale nascosto nel regalo stesso. (risata diabolica, ndC)

Lo so che stai leggendo questo post. E quindi ti dico che (anche se a volte mi fai arrabbiare veramente tanto) (soprattutto quando mi "dai dei giri" al telefono) ti voglio bene.
E tanto ci vediamo tra poco!
Quando tu mi chiederai "Ma quand'è che te ne torni a Trieste?"

martedì 15 dicembre 2015

Il bello della dipendenza da dolci

Il bello di essere dipendente dai dolci è che arrivi a un certo punto della tua vita in cui pensi che potresti anche iniziare a cucinarli anziché comprarli già pronti. Così hai anche più soddisfazione nel mangiarli: è più appagante mangiare qualcosa preparato da te che qualcosa che è già stato cucinato.
Detto questo: io ai fornelli sono una delle persone più negate della terra. Sarà anche perché mangio pochissime cose, ma quando io sono in cucina sono un danno ambulante. L'unica cosa che so cucinare veramente bene sono i biscotti di farina di cocco.
Questa volta però mi sono buttata sulla torta al cacao. Avevo comprato la scatola della Cameo con dentro il preparato e lo zucchero a velo. Ho preso poi le uova, il burro e il latte. La terrina ce l'ho. La tortiera ce l'ho. La carta da forno pure. Bene, non manca nulla. O meglio, manca solo lo sbattitore elettrico. E che problema c'è? Ho la frusta manuale. Perfetto, possiamo cominciare.
Tiriamo su le maniche, mettiamo una musica rilassante come sottofondo e ... via!
Faccio ammorbidire un attimo il burro in microonde e lo aggiungo al preparato dentro la terrina. Aggiungo quindi tre uova e 80 ml di latte. Momento disagio in cui il mio cervello si era auto-convinto che 80 ml di latte fossero quasi un litro. Eh ma mi sembra un po' troppo un litro di latte! E infatti... [Abbiamo appena trasmesso l'ennesimo episodio di "Cecy e la matematica"]
La parte divertente è quella in cui la frusta decide di rompersi. No ma benissimo! Se questo è l'inizio non voglio sapere come si arriva alla fine. Ma che problema c'è? Acchiappo un cucchiaio e continuo a mischiare. A quel punto metto la carta forno nella teglia e vi rovescio dentro il tutto. Il mio simpatico forno era già caldo e pronto ad accogliere la mia tortiera azzurra. 
Mentre la torta cuoce, si pongono due problemi. Il primo: solitamente per controllare se la torta è cotta s'infila uno stuzzicadenti nell'impasto. Se si sporca, lasciare in forno. Se è pulito, la torta è cotta. MA io non ho stuzzicadenti! E vabbé, ho utilizzato un altro metodo altrettanto intelligente. Il secondo problema è che non ho un setaccio per lo zucchero a velo. Chiamo mamma per chiederle come posso fare a mettere lo zucchero a velo senza setaccio. "Ma non avete un filtro per il the?" "No..." "Ma sei sicura? Guarda un po' nel primo cassetto a fianco al forno..." Mamma, come diavolo fai a sapere che in quel cassetto c'è un filtro per il the?! Mi stai spiando?! E insomma, ho anche il setaccio.
Dopo un'oretta tiro fuori la torta e la cappotto su un piatto. Metto su lo zucchero a velo e il gioco è fatto. 
Soltanto che l'esperimento di casa Rapunzel è stato un mezzo fail. Il mio simpaticissimo forno infatti ha deciso che mezza torta si sarebbe cotta perfettamente mentre l'altra mezza...un po' meno. Quindi ho mezza torta cotta perfetta e mezza torta che vorrebbe stare ancora un po' in forno. 
Ho utilizzato Conqui come cavia, e ha apprezzato molto.
Soprattutto quando è entrata in cucina esclamando: "Che buon profumo!" e io ho risposto: "Ma beata te che puoi sentirlo...". Sono raffreddatissima da cinque giorni. Gioia da queste parti non se ne vede.

Il tutto è successo ieri sera.
E la torta cioccolatosa è stata la mia colazione e il mio spuntino, sarà il mio dessert dopo pranzo, sarà il mio spuntino pomeridiano e infine sarà la mia consolazione quando stanotte tornerò a casa sfatta dopo prova. 
Nonché uno splendido inizio di giornata per domani. Dannato mercoledì, dannate UNDICI ore di lezione. 
Ma non ci pensiamo. Ingrassiamo per bene, che a pancia piena si vive meglio!!


lunedì 14 dicembre 2015

L'albatros

Souvent, pour s'amuser, les hommes d'équipage
Prennent des albatros, vastes oiseaux des mers,
Qui suivent, indolents compagnons de voyage,
Le navire glissant sur les gouffres amers.

À peine les ont-ils déposés sur les planches,
Que ces rois de l'azur, maladroits et honteux,
Laissent piteusement leurs grandes ailes blanches
Comme des avirons traîner à côté d'eux.

Ce voyageur ailé, comme il est gauche et veule!
Lui, naguère si beau, qu'il est comique et laid!
L'un agace son bec avec un brûle-gueule,
L'autre mime, en boitant, l'infirme qui volait!

Le Poëte est semblable au prince des nuées
Qui hante la tempête et se rit de l'archer;
Exilé sur le sol au milieu des huées,
Ses ailes de géant l'empêchent de marcher.

(Charles Baudelaire)


sabato 12 dicembre 2015

Verifichiamo su Glattauer

Il bello dell'aver letto più volte un libro è che alla fine lo si conosce bene.
Ma veramente bene.
Al punto tale che possono anche accadere fatti che hanno dell'incrediBBBBile ma che ti fanno capire tante cose.

La mia amica prof blogger ha assegnato "Le ho mai raccontato del vento del Nord" ("Gut gegen Nordwind") ai suoi alunni da leggere per casa, as usual. E fino qui ci siamo. Lunedì questi hanno una verifica. E fin qui tutto normale.
La suddetta mia amica prof blogger mi ha chiesto una mano per preparare il massacro la verifica, dicendomi (cito testualmente) "Fammi la verifica che avresti voluto fare tu quando eri a scuola".
AH!, io a scuola avrei voluto non fare verifiche su libri, prima di tutto. Erano un incubo. Io non mi ricordo mai le cose, non mi ricordo i personaggi, non mi ricordo i dettagli, non mi ricordo chi dice cosa quando dove come perché, non mi ricordo con quale parola finisce la quartultima riga della terza pagina del settimo capitolo. Sì, al liceo mi veniva richiesto pressappoco questo. Per evitare tutto ciò ho ben pensato a domande tutto sommato semplici, a cui si può arrivare anche se si è delle ciompe come me e si è letto il libro solo di corsa o comunque non ci si ricorda le cose. Non avevo una traccia da seguire, quindi sono andata molto-tanto-troppo a sentimento.
Quello che ne è derivato è stato...una ventina di domande prettamente sul contenuto del romanzo più due domande che sono più che altro per mia curiosità e su miei dubbi esistenziali inerenti al romanzo. Perché il finale di Glattauer mi ha lasciata con l'amaro in bocca un sacco, finché non ho avuto modo di leggere il sequel. E insomma, io le domande le ho mandate. Sembrano scritte con il traduttore di Google, ma poco importa.
La parte divertente è stata quella in cui ho dovuto ricorrere alla telefonata a mamma per farmi leggere una frase del romanzo in italiano. Eh sì, perché ho tirato giù tutte le domande avendo a disposizione solamente il testo originale in tedesco. Avevo però bisogno di una determinata parte del romanzo, allora chiamo mamma chiedendole di cercare il libro e di leggermi ciò che mi serviva. Non solo: le ho anche spiegato in quale punto della libreria si trovava il libro di Glattauer! Dopodiché mi sono divertita a farla impazzire facendole le domande più cattive ever che mi potessero venire in mente in quel momento.

E in conclusione mi viene da dire solo una cosa.
La mia amica prof blogger è completamente fuori di testa.
Nel senso buono, ovviamente. Ma è fuori di testa.

giovedì 10 dicembre 2015

L'indissolubilità di un gemellaggio corale

Ed ecco qui, in (AAAAAAAAH!) ritardissimo, un riassunto di questo meraviglioso scambio corale.
Anzi, più che riassunto utilizzerò il solito cliché che non mi lascia mai. Il pippone mentale post-concerto.
E' cosa nota che, dopo un concerto, io scriva un elenco più o meno breve di fatti accaduti o di avvenimenti degni di nota.
Copio dal mio profilo di Facebook e commento ogni singolo punto per una migliore comprensione per chi legge senza essere membro della realtà "Crescerdan":

In questi quattro giorni di concerti ho:

-scoperto il magico mondo del vocal pop e l'infernale mondo dei soundcheck. Ogni giorno abbiamo affrontato un palco diverso. Conseguentemente, ogni sala aveva un'acustica diversa. La cosa comportava... un lunghissimo soundcheck, una lunghissima prova microfoni, infiniti cambi di posizione, un tempo per cambiarsi notevolmente ridotto rispetto al solito...il tutto però ascoltando i nostri amici di Salerno che cantavano vocal pop. Alla fine ci si divertiva anche in prova acustica. 
-cantato note che non esistono (non mi fa onore, ma devo dirlo) Al secondo concerto, in un paesino vicino a Pordenone, la sala aveva un'acustica a dir poco terrificante. Non solo non sentivo i miei vicini, ma non sentivo nemmeno me stessa. La cosa mi ha portato a sbagliare più di una nota perché ero abituata a sentire le altre sezioni mentre in quel caso era come se cantassi da sola. Orrendo. Mai più nella vita. 
-pronunciato più di una volta la frase: "Ma allora ha senso!"  Frase riferita alla chitarra di "Fix you", un brano dei Coldplay arrangiato da Alessandro Cadario (sì, sempre lui!). Il brano in questione prevede l'uso del coro come una vera e propria orchestra vocale. Andate a sentire il brano su YouTube e immaginate tutti i suoni che sentite riprodotti con la voce. Compresa la chitarra: da cui il "nanananananananana" che contralti secondi e tenori primi devono riprodurre ad libitum. Una noia mortale, direte voi. Beh, sentendo tutto nell'insieme...ha senso! E solo ascoltando il brano da fuori ci si rende conto che ogni parte e ogni nota ha un suo perché. 

-cantato almeno due brani con gli occhi che lacrimavano - non si sa perché - e quindi vedendo tutto sfuocato Si sa, ho gli occhi molto sensibili. Sensibili a qualsiasi cosa: al caldo, al freddo, alla pioggia, al vento...ma non credevo anche alle luci da palcoscenico! Non so com'è e come non è, sta di fatto che a un certo punto ho sentito i miei occhi iniziare a lacrimare e quindi non vedevo niente. E sono riuscita ad andare avanti senza troppi problemi. Come io abbia fatto non si sa. 

-riscoperto l'emozione di essere parte di una famiglia corale allargataA Genova, in Accademia, il coro dove cantavo e il coro "dei grandi" erano la mia famiglia corale. Ho iniziato a cantare in Accademia a dieci anni e ho smesso quando mi sono trasferita qui a Trieste. Loro erano la mia famiglia e alla fine un pochino mi è dispiaciuto lasciare quella realtà in cui ero stata così tanto...ma qui ho trovato una famiglia corale molto più grande e molto più affettuosa. Loro sanno regalare emozioni che non ho mai provato in anni di vita corale. E non parliamo poi degli amici di Salerno. Hanno ulteriormente allargato la famiglia oberdanina diventando un tutt'uno con noi. Una sensazione che non ho mai provato, non avendo mai partecipato a scambi corali di questo tipo. Trascorrere quattro giorni in completa simbiosi con due cori non mi era mai successo. 
-cantato un mi basso senza fatica (si ringrazia il mal di gola) Ora, io (nel coro) sono un contralto secondo, quindi il mi basso non dovrebbe essere un problema. A volte però non ci arrivo proprio comoda e per prendere la nota giusta devo spingere un po'. A Capodistria, ultimo concerto, non ero proprio in forma. Avevo anzi la voce più bassa del solito. Questo mi ha permesso di raggiungere il mi basso con una nonchalance a dir poco invidiabile.
-ritrovato amici conosciuti a Salerno anni fa Con l'Accademia abbiamo partecipato a un concorso proprio a Salerno tre anni fa. Venerdì un corista si è ricordato di me a distanza di tre anni e senza avermi mai parlato. Scusate ma sono soddisfazioni!
-realizzato di essere una persona di cui non ci si scorda facilmente (v. punto sopra!)

-cantato vicino ai bassi: come essere vicino a un subwoofer solitamente alla mia sinistra ho i tenori, dai quali prendo circa la metà delle note e degli attacchi del nostro repertorio. DirettoreK ha avuto la (non) geniale idea di farci cantare "Stille Nacht" mettendo i bassi vicino ai contralti. PAURISSIMA. Oltre, naturalmente, a panico e disagio.
-dato un senso ai "dap-dap-dap-TA-DAH!" della Cura Sicuramente conoscerete tutti "La Cura" di Franco Battiato. Ecco: mentre il solista ci delizia con uno dei testi più belli che io abbia mai sentito...i contralti cantano "dap-dap-dap-da-dah" ad libitum. Una noia. Però, come nel caso di prima, con l'aggiunta del solista tutto quadra, tutto torna, tutto è magicamente in equilibrio.
-pronunciato troppe volte la frase: "E' un problema se ci scambiamo/vi scambiate di posto?" Io sono una rompiscatole, lo so. E non solo ho bisogno di stare vicino ai tenori: necessito di un tenore in particolare. Se non sento la sua voce mi perdo perché non ho appigli da nessuna parte. E quindi ogni volta chiedevo alle mie vicine contralte di poter stare vicino ai tenori...oppure pregavo in ginocchio i tenori per avere il "mio" tenore a fianco. Ora mi odiano tutti, lo so.
-cantato brani così tanto da arrivare a odiarli profondamente Diciamo anche l'intero programma dei concerti
-rischiato un pericolosissimo Lollipop, al solito evitato grazie al respiro sbagliato nel momento sbagliato Dicasi "Premio Lollipop" il premio che l'Associazione conferisce ai coristi che, durante un concerto, sbagliano clamorosamente note o attacchi facendo una grandissima colossale figuraccia. Puntualmente a ogni concerto c'è almeno un Lollipop. Io ogni volta ci vado vicino...
-fatto amicizia con i tenori: strano ma vero! Perché quelli di Salerno sono simpatici. A differenza di alcuni tenori triestini... 


Questi quattro giorni di concerti sono stati indubbiamente stancanti, è stato un tour de force non indifferente. Ora che tutto è finito porterò sempre con me tanti ricordi positivi di questo gemellaggio corale.
Sicuramente al pubblico avremo regalato tante emozioni... ma l'emozione più forte è stare su un palco con amici coristi, ma soprattutto quell'emozione di quando tanti coristi diventano un tutt'uno che canta come se fosse un'unica voce.

Credo che non serva aggiungere altro. C'è in cantiere l'idea di una probabile possibilità di una forse trasferta a Salerno a maggio. Ma per ora è solo un'idea. 
Ci siamo salutati in stazione cantando un'ultima volta "Fix you", Salerno sul treno e Trieste sul marciapiede. Commovente anche per un cuore di pietra come me. 
La vita corale in fondo è davvero meravigliosa. Se poi i cori sono l'Oberdan e il Crescent ti senti veramente in famiglia. 


venerdì 4 dicembre 2015

Fisionomia corale

In questi giorni, da oggi fino a martedì 8 dicembre, (lo chiamavano "ponte dell'Immacolata") il coro in cui canto ospita un coro di Salerno che canterà insieme a noi in ben quattro concerti.
Oggi il "Comitato Accoglienza", composto da me, Max e DirettoreK, è andato a prenderli al loro arrivo in stazione.
Saluti, presentazioni e via verso il loro B&B. 
Mentre camminavamo, un corista salernitano mi guarda, mi squadra e se ne esce con un: "Ma noi ci siamo già visti!" 
Io sgrano i miei già grandi occhi e rispondo: "Può darsi, sono venuta a Salerno a cantare sia tre che due anni fa..."
E insomma, questo corista si ricordava che tre anni fa un coro genovese composto da sole donzelle di arancione vestite ha vinto il secondo premio (con il primo non assegnato) al concorso di Salerno, e lui era amico del direttore salernitano che ci ha accompagnati al pianoforte.
Non solo: l'anno dopo noi, le donzelle in arancione che nel frattempo si sono evolute da coro a voci pari a coro a voci miste, siamo tornate a Salerno per il concorso, classificandoci prime assolute. Il coro in cui cantava questo corista si è piazzato secondo, subito dietro di noi. Personalmente io pensavo che avrebbero vinto loro, o al massimo primi ex-aequo con noi. 
Le polemiche che ne sono derivate dopo dagli esperti del settore non ci hanno fatto effetto più di tanto e siamo andati avanti per la nostra strada con il nostro primo premio assoluto dopo soli cinque mesi dalla nascita della formazione mista. 
E adesso, dopo tre anni, questo corista si ricorda perfettamente di me. 
Mi viene un dubbio: ma sono davvero una persona di cui non ci si scorda facilmente o è lui che è particolarmente fisionomista e gli sono rimasta molto impressa?

In ogni caso, sono belle cose. Cantare in coro vuol dire anche questo. 

martedì 1 dicembre 2015

Innere Deutsche Monolog

  Es ist nicht einfach, die Tochter einer Lehrerin zu sein.
Du bist immer allein und kann nicht mit deinem Vater oder deiner Mutter über irgendetwas diskutieren. Das ist sehr negativ, glaube ich.
Es ist nicht einfach; ja, ich weiß das gut. Meine Mutter ist immer in der Schule mit seinen Kollegen und seinen Schülern, und...sie hat keine Zeit für mich. Das tut mir so weh.
Ich wohne weit von meinen Eltern. Wenn ich in meiner Stadt bin, fühle ich mich überhaupt nicht gut. Die klassische Frage: "Und sag mir mal: wann fährst du (endlich) nach Triest zurück?"
Das ist die Wahrheit. Mutti sagt, dass es nur quatsch ist. Sie sagt, dass sie das nicht wirklich denkt. Aber warum sagst du das? Du kennst mich sehr gut und weißt genau das: wenn ich mich nicht gut fühle, hab ich das sogenannte 'mal de vivre'. Ich glaube, nicht akzeptiert zu sein. Und kennst du die Folgen? Natürlich nicht, weil du hast keinen Interesse dafür.
Wenn ich aber in Triest bin, fragst du mir immer: "Wann wirst du nach Hause reisen?" Zuerst: in Triest bin ich 'Zuhause'. Dann: nie! (Bwahahahahah!) Nein, das war quatsch :P Ich werde sicher zurückkehren, aber ich will keinen Stress. Und ich weiß schon, dass es absolut unmöglich ist.

Warum habe ich diesen inneren Monolog auf deutsch geschrieben? Damit du mich nicht verstehen kannst.
Oder...wenn deine Übersetzerin dir auf italienisch gelesen hat...damit du ein bisschen über dieses Thema reflektieren kannst.

Und jetzt...es ist fast 1 Uhr morgens. Ich bin sehr müde.
Bis bald, dann!