giovedì 10 dicembre 2015

L'indissolubilità di un gemellaggio corale

Ed ecco qui, in (AAAAAAAAH!) ritardissimo, un riassunto di questo meraviglioso scambio corale.
Anzi, più che riassunto utilizzerò il solito cliché che non mi lascia mai. Il pippone mentale post-concerto.
E' cosa nota che, dopo un concerto, io scriva un elenco più o meno breve di fatti accaduti o di avvenimenti degni di nota.
Copio dal mio profilo di Facebook e commento ogni singolo punto per una migliore comprensione per chi legge senza essere membro della realtà "Crescerdan":

In questi quattro giorni di concerti ho:

-scoperto il magico mondo del vocal pop e l'infernale mondo dei soundcheck. Ogni giorno abbiamo affrontato un palco diverso. Conseguentemente, ogni sala aveva un'acustica diversa. La cosa comportava... un lunghissimo soundcheck, una lunghissima prova microfoni, infiniti cambi di posizione, un tempo per cambiarsi notevolmente ridotto rispetto al solito...il tutto però ascoltando i nostri amici di Salerno che cantavano vocal pop. Alla fine ci si divertiva anche in prova acustica. 
-cantato note che non esistono (non mi fa onore, ma devo dirlo) Al secondo concerto, in un paesino vicino a Pordenone, la sala aveva un'acustica a dir poco terrificante. Non solo non sentivo i miei vicini, ma non sentivo nemmeno me stessa. La cosa mi ha portato a sbagliare più di una nota perché ero abituata a sentire le altre sezioni mentre in quel caso era come se cantassi da sola. Orrendo. Mai più nella vita. 
-pronunciato più di una volta la frase: "Ma allora ha senso!"  Frase riferita alla chitarra di "Fix you", un brano dei Coldplay arrangiato da Alessandro Cadario (sì, sempre lui!). Il brano in questione prevede l'uso del coro come una vera e propria orchestra vocale. Andate a sentire il brano su YouTube e immaginate tutti i suoni che sentite riprodotti con la voce. Compresa la chitarra: da cui il "nanananananananana" che contralti secondi e tenori primi devono riprodurre ad libitum. Una noia mortale, direte voi. Beh, sentendo tutto nell'insieme...ha senso! E solo ascoltando il brano da fuori ci si rende conto che ogni parte e ogni nota ha un suo perché. 

-cantato almeno due brani con gli occhi che lacrimavano - non si sa perché - e quindi vedendo tutto sfuocato Si sa, ho gli occhi molto sensibili. Sensibili a qualsiasi cosa: al caldo, al freddo, alla pioggia, al vento...ma non credevo anche alle luci da palcoscenico! Non so com'è e come non è, sta di fatto che a un certo punto ho sentito i miei occhi iniziare a lacrimare e quindi non vedevo niente. E sono riuscita ad andare avanti senza troppi problemi. Come io abbia fatto non si sa. 

-riscoperto l'emozione di essere parte di una famiglia corale allargataA Genova, in Accademia, il coro dove cantavo e il coro "dei grandi" erano la mia famiglia corale. Ho iniziato a cantare in Accademia a dieci anni e ho smesso quando mi sono trasferita qui a Trieste. Loro erano la mia famiglia e alla fine un pochino mi è dispiaciuto lasciare quella realtà in cui ero stata così tanto...ma qui ho trovato una famiglia corale molto più grande e molto più affettuosa. Loro sanno regalare emozioni che non ho mai provato in anni di vita corale. E non parliamo poi degli amici di Salerno. Hanno ulteriormente allargato la famiglia oberdanina diventando un tutt'uno con noi. Una sensazione che non ho mai provato, non avendo mai partecipato a scambi corali di questo tipo. Trascorrere quattro giorni in completa simbiosi con due cori non mi era mai successo. 
-cantato un mi basso senza fatica (si ringrazia il mal di gola) Ora, io (nel coro) sono un contralto secondo, quindi il mi basso non dovrebbe essere un problema. A volte però non ci arrivo proprio comoda e per prendere la nota giusta devo spingere un po'. A Capodistria, ultimo concerto, non ero proprio in forma. Avevo anzi la voce più bassa del solito. Questo mi ha permesso di raggiungere il mi basso con una nonchalance a dir poco invidiabile.
-ritrovato amici conosciuti a Salerno anni fa Con l'Accademia abbiamo partecipato a un concorso proprio a Salerno tre anni fa. Venerdì un corista si è ricordato di me a distanza di tre anni e senza avermi mai parlato. Scusate ma sono soddisfazioni!
-realizzato di essere una persona di cui non ci si scorda facilmente (v. punto sopra!)

-cantato vicino ai bassi: come essere vicino a un subwoofer solitamente alla mia sinistra ho i tenori, dai quali prendo circa la metà delle note e degli attacchi del nostro repertorio. DirettoreK ha avuto la (non) geniale idea di farci cantare "Stille Nacht" mettendo i bassi vicino ai contralti. PAURISSIMA. Oltre, naturalmente, a panico e disagio.
-dato un senso ai "dap-dap-dap-TA-DAH!" della Cura Sicuramente conoscerete tutti "La Cura" di Franco Battiato. Ecco: mentre il solista ci delizia con uno dei testi più belli che io abbia mai sentito...i contralti cantano "dap-dap-dap-da-dah" ad libitum. Una noia. Però, come nel caso di prima, con l'aggiunta del solista tutto quadra, tutto torna, tutto è magicamente in equilibrio.
-pronunciato troppe volte la frase: "E' un problema se ci scambiamo/vi scambiate di posto?" Io sono una rompiscatole, lo so. E non solo ho bisogno di stare vicino ai tenori: necessito di un tenore in particolare. Se non sento la sua voce mi perdo perché non ho appigli da nessuna parte. E quindi ogni volta chiedevo alle mie vicine contralte di poter stare vicino ai tenori...oppure pregavo in ginocchio i tenori per avere il "mio" tenore a fianco. Ora mi odiano tutti, lo so.
-cantato brani così tanto da arrivare a odiarli profondamente Diciamo anche l'intero programma dei concerti
-rischiato un pericolosissimo Lollipop, al solito evitato grazie al respiro sbagliato nel momento sbagliato Dicasi "Premio Lollipop" il premio che l'Associazione conferisce ai coristi che, durante un concerto, sbagliano clamorosamente note o attacchi facendo una grandissima colossale figuraccia. Puntualmente a ogni concerto c'è almeno un Lollipop. Io ogni volta ci vado vicino...
-fatto amicizia con i tenori: strano ma vero! Perché quelli di Salerno sono simpatici. A differenza di alcuni tenori triestini... 


Questi quattro giorni di concerti sono stati indubbiamente stancanti, è stato un tour de force non indifferente. Ora che tutto è finito porterò sempre con me tanti ricordi positivi di questo gemellaggio corale.
Sicuramente al pubblico avremo regalato tante emozioni... ma l'emozione più forte è stare su un palco con amici coristi, ma soprattutto quell'emozione di quando tanti coristi diventano un tutt'uno che canta come se fosse un'unica voce.

Credo che non serva aggiungere altro. C'è in cantiere l'idea di una probabile possibilità di una forse trasferta a Salerno a maggio. Ma per ora è solo un'idea. 
Ci siamo salutati in stazione cantando un'ultima volta "Fix you", Salerno sul treno e Trieste sul marciapiede. Commovente anche per un cuore di pietra come me. 
La vita corale in fondo è davvero meravigliosa. Se poi i cori sono l'Oberdan e il Crescent ti senti veramente in famiglia. 


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