Ed
ecco qui, in (AAAAAAAAH!) ritardissimo, un riassunto di questo
meraviglioso scambio corale.
Anzi,
più che riassunto utilizzerò il solito cliché che non mi lascia
mai. Il pippone mentale post-concerto.
E'
cosa nota che, dopo un concerto, io scriva un elenco più o meno
breve di fatti accaduti o di avvenimenti degni di nota.
Copio
dal mio profilo di Facebook e commento ogni singolo punto per una
migliore comprensione per chi legge senza essere membro della realtà
"Crescerdan":
In
questi quattro giorni di concerti ho:
-scoperto
il magico mondo del vocal pop e l'infernale mondo dei
soundcheck. Ogni
giorno abbiamo affrontato un palco diverso. Conseguentemente, ogni
sala aveva un'acustica diversa. La cosa comportava... un lunghissimo
soundcheck, una lunghissima prova microfoni, infiniti cambi di
posizione, un tempo per cambiarsi notevolmente ridotto rispetto al
solito...il tutto però ascoltando i nostri amici di Salerno che
cantavano vocal pop. Alla fine ci si divertiva anche in prova
acustica.
-cantato
note che non esistono (non mi fa onore, ma devo dirlo) Al
secondo concerto, in un paesino vicino a Pordenone, la sala aveva
un'acustica a dir poco terrificante. Non solo non sentivo i miei
vicini, ma non sentivo nemmeno me stessa. La cosa mi ha portato a
sbagliare più di una nota perché ero abituata a sentire le altre
sezioni mentre in quel caso era come se cantassi da sola. Orrendo.
Mai più nella vita.
-pronunciato
più di una volta la frase: "Ma allora ha senso!" Frase
riferita alla chitarra di "Fix you", un brano dei Coldplay
arrangiato da Alessandro Cadario (sì, sempre lui!). Il brano in
questione prevede l'uso del coro come una vera e propria orchestra
vocale. Andate a sentire il brano su YouTube e immaginate tutti i
suoni che sentite riprodotti con la voce. Compresa la chitarra: da
cui il "nanananananananana" che contralti secondi e tenori
primi devono riprodurre ad
libitum. Una noia mortale, direte
voi. Beh, sentendo tutto nell'insieme...ha senso! E solo ascoltando
il brano da fuori ci si rende conto che ogni parte e ogni nota ha un
suo perché.
-cantato
almeno due brani con gli occhi che lacrimavano - non si sa perché -
e quindi vedendo tutto sfuocato Si
sa, ho gli occhi molto sensibili. Sensibili a qualsiasi cosa: al
caldo, al freddo, alla pioggia, al vento...ma non credevo anche alle
luci da palcoscenico! Non so com'è e come non è, sta di fatto che a
un certo punto ho sentito i miei occhi iniziare a lacrimare e quindi
non vedevo niente. E sono riuscita ad andare avanti senza troppi
problemi. Come io abbia fatto non si sa.
-riscoperto
l'emozione di essere parte di una famiglia corale allargata. A
Genova, in Accademia, il coro dove cantavo e il coro "dei
grandi" erano la mia famiglia corale. Ho iniziato a cantare in
Accademia a dieci anni e ho smesso quando mi sono trasferita qui a
Trieste. Loro erano la mia famiglia e alla fine un pochino mi è
dispiaciuto lasciare quella realtà in cui ero stata così tanto...ma
qui ho trovato una famiglia corale molto più grande e molto più
affettuosa. Loro sanno regalare emozioni che non ho mai provato in
anni di vita corale. E non parliamo poi degli amici di Salerno. Hanno
ulteriormente allargato la famiglia oberdanina diventando un
tutt'uno con noi. Una sensazione che non ho mai provato, non avendo
mai partecipato a scambi corali di questo tipo. Trascorrere quattro
giorni in completa simbiosi con due cori non mi era mai successo.
-cantato
un mi basso senza fatica (si ringrazia il mal di gola) Ora, io
(nel coro) sono un contralto secondo, quindi il mi basso non dovrebbe
essere un problema. A volte però non ci arrivo proprio comoda e per
prendere la nota giusta devo spingere un po'. A Capodistria, ultimo
concerto, non ero proprio in forma. Avevo anzi la voce più bassa del
solito. Questo mi ha permesso di raggiungere il mi basso con una
nonchalance a dir poco invidiabile.
-ritrovato
amici conosciuti a Salerno anni fa Con l'Accademia
abbiamo partecipato a un concorso proprio a Salerno tre anni fa.
Venerdì un corista si è ricordato di me a distanza di tre anni e
senza avermi mai parlato. Scusate ma sono soddisfazioni!
-realizzato
di essere una persona di cui non ci si scorda facilmente (v.
punto sopra!)
-cantato
vicino ai bassi: come essere vicino a un subwoofer solitamente
alla mia sinistra ho i tenori, dai quali prendo circa la metà delle
note e degli attacchi del nostro repertorio. DirettoreK ha avuto la
(non) geniale idea di farci cantare "Stille Nacht" mettendo
i bassi vicino ai contralti. PAURISSIMA. Oltre, naturalmente, a
panico e disagio.
-dato
un senso ai "dap-dap-dap-TA-DAH!" della Cura Sicuramente
conoscerete tutti "La Cura" di Franco Battiato. Ecco:
mentre il solista ci delizia con uno dei testi più belli che io
abbia mai sentito...i contralti cantano "dap-dap-dap-da-dah"
ad libitum. Una noia. Però, come nel caso di prima, con l'aggiunta
del solista tutto quadra, tutto torna, tutto è magicamente in
equilibrio.
-pronunciato
troppe volte la frase: "E' un problema se ci scambiamo/vi
scambiate di posto?" Io sono una rompiscatole,
lo so. E non solo ho bisogno di stare vicino ai tenori: necessito di
un tenore in particolare. Se non sento la sua voce mi perdo perché
non ho appigli da nessuna parte. E quindi ogni volta chiedevo alle
mie vicine contralte di poter stare vicino ai tenori...oppure pregavo
in ginocchio i tenori per avere il "mio" tenore a fianco.
Ora mi odiano tutti, lo so.
-cantato
brani così tanto da arrivare a odiarli profondamente Diciamo
anche l'intero programma dei concerti
-rischiato
un pericolosissimo Lollipop, al solito evitato grazie al respiro
sbagliato nel momento sbagliato Dicasi "Premio
Lollipop" il premio che l'Associazione conferisce ai coristi
che, durante un concerto, sbagliano clamorosamente note o attacchi
facendo una grandissima colossale figuraccia. Puntualmente a ogni
concerto c'è almeno un Lollipop. Io ogni volta ci vado vicino...
-fatto
amicizia con i tenori: strano ma vero! Perché quelli
di Salerno sono simpatici. A differenza di alcuni tenori
triestini...
Questi
quattro giorni di concerti sono stati indubbiamente stancanti, è
stato un tour de force non indifferente. Ora che tutto è finito
porterò sempre con me tanti ricordi positivi di questo gemellaggio
corale.
Sicuramente
al pubblico avremo regalato tante emozioni... ma l'emozione più
forte è stare su un palco con amici coristi, ma soprattutto
quell'emozione di quando tanti coristi diventano un tutt'uno che
canta come se fosse un'unica voce.
Credo che non serva
aggiungere altro. C'è in cantiere l'idea di una probabile
possibilità di una forse trasferta a Salerno a maggio. Ma per ora è
solo un'idea.
Ci siamo salutati in
stazione cantando un'ultima volta "Fix you", Salerno sul
treno e Trieste sul marciapiede. Commovente anche per un cuore di
pietra come me.
La vita corale in
fondo è davvero meravigliosa. Se poi i cori sono l'Oberdan e il
Crescent ti senti veramente in famiglia.
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