giovedì 29 ottobre 2015

Afonia e ritorno a "casa"

Da quando sono tornata da Vienna, per colpa dell'aria condizionata nello scompartimento del treno la mia voce ha ben pensato di lasciarmi. Però martedì sera sono andata ugualmente a prova e ho provato a cantare. Programma della sera: Rachmaninov (ovvero "come rimanere definitivamente afona nel giro di cinque battute"). Stamattina avevo quella che spesso definisco voce da trans perciò ho scritto al direttore che no, stasera a prova non ci sono. Non voglio distruggermi più di quanto già non la sia.
Lui che fa? Cocolissimo, mi chiama e mi chiede come sto. A fatica rispondo che non ho voce, che ho una tosse cavernicola e che parlo come un trans e a cantare non ci arrivo.
In compenso però lui mi dà LA notizia.
Il 23 dicembre si concerta.
Questo vuol dire che io a """""casa"""" ci torno il 24.
Non potrei essere più felice.
Sì sì dai, datemi della cinica, della stronza, della [inserire insulto a piacere]... ma io ho le mie ragioni.

E comunque, a partire dal 1 gennaio fino al 31 dicembre 2015:
-2 giorni a gennaio (residui di vacanze di Natale)
-5 giorni a Pasqua
-15 giorni a luglio
-7 giorni a Natale
Fanno 29 giorni.
29 giorni in cui sono stata a Genova.
29 su 365. Un mese su dodici. Direi un ottimo risultato.
Anche per questo non potrei essere più felice.

Farò in modo che il mio 2016 possa eguagliare questo primo anno solare così splendidamente, immensamente triestino.

lunedì 26 ottobre 2015

Cari moscerini

Cari moscerini che ronzate qua e là in centro a Trieste,
posso capire che la vita da moscerino faccia schifo,
posso capire che siate tristi perché la vostra moscerina se la fa con un moscerino più figo,
posso capire che Trieste non sia il massimo della vita,
e posso anche capire che magari preferiate un'isola tropicale piuttosto che una città mitteleuropea.

Ma se proprio volete suicidarvi...
...non fatelo volandomi sul naso.
O ancora peggio, sugli occhi.


domenica 25 ottobre 2015

Se puoi sognarlo, puoi farlo

Rieccomi a casa dopo questi due meravigliosi giorni viennesi. 
Due giorni a dir poco indimenticabili.
Se ci penso, ancora ho i brividi addosso.

Quando senti Pia Douwes che canta "Erinnerung" ("Memory" in originale) del musical "Cats" non riesci a non commuoverti.
Quando sempre Pia canta un brano tratto da "My fair lady" gli occhi sono sempre più lucidi.
Quando Pia Douwes e Maya Hakvoort cantano insieme "Ich gehör nur mir"... il cuore ti fa crack, gli argini si rompono e giù con le lacrime. E' stato indescrivibile. Le loro voci, perfettamente fuse l'una con l'altra e in perfetta armonia, hanno dato vita a una performance che non può essere commentata in nessun modo perché ogni parola non è sufficiente a esprimere ciò che ognuno di noi ha provato. Ne è stata la dimostrazione un applauso durato una decina di minuti che ancora un po' faceva venir giù il teatro e una standing ovation per queste due immense artiste.
Dopo ho avuto la fortuna di poter fare una foto con loro, ma non sono riuscita a raccontare loro tutta la mia storia. Lo farò attraverso una mail. Loro devono sapere quanto sono state importanti per me. 

La mia giornata di ieri, sabato 24, è stata strana. Ho ritrovato tutti i luoghi in cui sono stata un mese. Mi sono sentita incredibilmente bene. Pensavo che sarebbe stato strano, e invece è stato come tornare a casa. In una città che amo tantissimo e che mi ha lasciato tantissimi ricordi positivi. 
La solita spesona da Thalia mi ha fatto capire che io non potrei vivere lì perché sennò sarei perennemente al verde. 
In treno - l'EuroNight dell'altra volta - ho dormito un pochino e sono arrivata a Trieste meno rintronata dell'altra volta. Complice anche il fatto che stavolta avevo una valigia piccola e una borsa. Ma per assurdo sono quasi più carica di emozioni questa volta che in tutto agosto.

Ho potuto abbracciare le due donne grazie alle quali studio qui e studio tedesco.
E c'era anche Stefania, quella da cui è nato tutto.
Avevo la mia "Triade" davanti agli occhi.
Non potrei essere più felice. 
Se è un sogno, non svegliatemi. 

venerdì 23 ottobre 2015

On the road to Wien

Ancora una volta sono in viaggio.
Ancora una volta verso la mia amata Vienna.
Per la prima volta il mio point zéro non è Milano. Passerò infatti da Udine e da Villach.
Sarà un viaggio lungo ma da fare ce n'è. Ho da preparare una presentazione in olandese e da studiare lingua italiana per l'esame di febbraio. Non mi annoierò di certo.
Insieme a me ci sono il mio fido compagno Pascal e la new entry viennese ImPaperatrice Sisi, la quale ora è sul tavolo che mi osserva perplessa.
Sono a bordo di un bellissimo treno della regione Friuli Venezia Giulia, o meglio della città di Udine. Bello, pulito, funzionale... ha anche le prese della corrente!
Oggi prevedo tanti aggiornamenti e tante sorprese.

Wenn du 's träumen kannst, kannst du 's auch tun.

martedì 20 ottobre 2015

Pausa uguale viaggio

Il 2 febbraio ho il mio stramaledetto malefico (aggiungere insulti a piacere) esame di Lingua Italiana 1. La sessione straordinaria dura fino al 14.
Ciò implica che ho la bellezza di 12 giorni di pausa prima di ricominciare le lezioni.
Non sarebbe male se io riuscissi a fare un giretto da qualche parte in Italia.
Dico in Italia perché in Austria già ci vado adesso e perché non ho un cash infinito e quindi forse rimanere in Italia mi permetterebbe di stare un pochino più leggera con le spese. Ma chi voglio prendere in giro? Io sono sempre e comunque Mani Bucate.

La verità è che voglio ( V O G L I O ) tornare a Firenze.

Ho visitato Firenze la prima volta nel 2010, quando ero in seconda liceo. Una giornata in quella città meravigliosa. Un caldo allucinante e noi a camminare sui lungarni, ma meravigliosa.
Quando ci sono tornata, qualche mese dopo, con mamma e Sister, loro non riuscivano a credere che io fossi in grado di arrivare da Santa Maria Novella a Piazza della Signoria senza usare una cartina. Eh eh eh, e invece...
Quel giorno faceva un freddo bestiale. Presente quando dici "Il freddo mi è entrato nelle ossa"? Ecco, quello. Noi ne venivamo da un'ora di treno da Pisa e ... troppo freddo, decisamente. Nota positiva: l'Edison. Gott sei Dank.
Poco più di un anno dopo, a Pasqua 2012, abbiamo beccato le giornate più piovose di tutte. Ci aspettavamo che Noè facesse via dei Calzaioli con l'arca per venirci a raccattare davanti al Duomo.
L'ultima volta che sono stata a Firenze era nel 2012 a sentire Roberto Benigni che recitava il XXII canto dell'Inferno. Indimenticabile.

I miei ricordi di Firenze sono tutti estremamente positivi.
Voglio aggiungere altri ricordi fiorentini al più presto.
Sarebbe meraviglioso se riuscissi a tornare giù a febbraio. Ma in ogni caso quanto prima.
Perché mi ricordo bene la prima parola che ho detto appena scesa dal treno in Santa Maria Novella in quel freddissimo mattino del 4 gennaio 2011.
"CASA".

Ricominciamo tedesco

Oggi alle 9h30 (sì, io scrivo l'ora come i francesi) ho ricominciato le lezioni di tedesco.
Due "bellissime" ore in compagnia di Moira, la prof con la cofana che sta in piedi grazie a leggi fisiche non ancora conosciute.
Quest'anno gli esami dei lettorati di tedesco non sono più scritti bensì orali.
Perfetto. Nelle lingue straniere il mio punto di forza è proprio l'orale. Diciamo che vado abbastanza fluida e riesco a non andare troppo in ansia. Dal punto di vista linguistico, s'intende. Dal punto di vista contenutistico vado in palla in qualsiasi esame, orale o scritto che sia.
Ma torniamo a noi.
Giusto per fare un po' di conversazione, la Moira chiede se qualcuno di noi è stato in un paese germanofono.
E allora entro in scena io, con i miei 31 Tage in Wien. Le racconto del mio mese viennese, del mio corso di tedesco, di tutto quello che ho visto e fatto in quella meravigliosa città.
Mi sono sentita dire che ho davvero migliorato tantissimo il mio tedesco e che ho un accento austriaco ottimo, il che vuol dire che veramente mi sono impadronita della lingua. Anche perché sentendo i miei compagni... si sente che loro parlano con l'accento italiano.
Sia ben chiaro che io non sto dicendo di essere perfetta, anzi ne ho ancora da lavorare. Ma già è un passo avanti rispetto all'anno scorso.
In più mi sono anche sentita dire dalla Moira che sì, sono migliorata dall'anno scorso perché lei si era accorta che avevo una paura allucinante di aprir bocca e di dire cose mentre invece oggi ero molto più fluida del solito e non avevo ansia. Sì Moira, credici.
Quest'anno tedesco è partito con il piede giusto.
Spero che vada avanti così.
E quest'anno alle lettrici farò un mazzo così.

domenica 18 ottobre 2015

Muà, j'paaaaarl fransè

E' un'approssimazione di come io dico "Moi, je parle français". 
Non ho mai capito se si deve dire "fransé" con la e chiusa o "fransè" con la e aperta. Io dico fransè con la e aperta anche se tantissimi dicono fransé con la e chiusa. Anche in Francia ho sempre sentito fransé e quindi credo che sia giusto così.
In ogni caso... moi, je parle français.
Ho cominciato a parler français quando avevo undici anni, in prima media. Un incontro folgorante con una delle lingue più belle del mondo. Roba che a me il francese piace ancora di più dell'italiano e del tedesco messi insieme.
Certo, ha una grammatica che ti frega. All'inizio tutto è facile: è come l'italiano, basta mettere l'accento sull'ultima sillaba, accenti più o meno a caso e tutte le parole finiscono con "é".
Libertà diventa liberté. Città diventa cité. Facile, vero? E poi suona così...così...così italiano.
E' facile.
Facile finché non lo devi padroneggiare perfettamente.
E allora ti trovi a scontrarti con accenti acuti, accenti gravi, accenti circonflessi, doppie e, doppie esse, finali che non si pronunciano, "maintenant" che si pronuncia "mèntə
nan" e via dicendo. Per non parlare del grande problema di tutti i francesisti: la "erre" francese. Quel tipo di erre così talmente sensuale che solo un vero francese sa pronunciare. Un non-francese impiega anni per imparare ad arrotolare esattamente la erre. Io ho impiegato sei anni: ho imparato ad arrotolare perfettamente la erre francese quando, in terza liceo (quindi dopo tre anni di medie + tre anni di liceo), sono stata per una settimana a Parigi.
Per dare un'idea di quanto e come io arrotoli le erre, ascoltate Non, je ne regrette rien di Edith Piaf. 
Ecco. Io arrotolo la erre esattamente come lei. 
Provate intanto a dire "Non, rien de rien / non, je ne regrette rien" arrotolando così la erre. Io dico che non ce la fate. 
Adesso tanti francesi pensano che io sia bilingue italo-francese oppure che sia 100% francese e che semplicemente mi sia trasferita in Italia. Ehm....no, giuro che sono totalmente italiana e (purtroppo per me) non sono bilingue. Ma vorrei! 
Se studio qui a TiEsse è grazie al francese. Il mio test d'ingresso infatti era in francese. La lingua che mi ha permesso di dare alla mia vita quella svolta positiva di cui aveva davvero bisogno.

Ho dato l'ultimo esame di francese del primo anno a giugno. Da quel momento ho sempre e solo parlato tedesco, e a tratti olandese. Non parlo francese da quattro mesi. 
Domani finalmente ricominciano le lezioni di francese.
E le mie erre sono pronte ad arrotolarsi per bene.

venerdì 16 ottobre 2015

Noch 'n bisschen Wien - meno sette

Tra una settimana esatta sarò di nuovo a Vienna.
Sarò di nuovo da sola in quella città che tanto amo.
E ci sarò per vedere uno spettacolo.
Si chiama "We are Musical". Non fatevi ingannare, è in tedesco.
E ci sono anche per coronare un mio sogno: sentire dal vivo (e magari anche parlare con) le due performer che hanno inconsapevolmente fatto in modo che io potessi arrivare a fare quello che faccio.

Tra una settimana esatta mi starò preparando.
Starò come sempre cercando cose che non trovo, anche se con me avrò solo uno zaino e una borsa.
Non riuscirò a stare ferma un secondo e mi sentirò pervasa da un'euforia indescrivibile.

Provateci voi a stare calmi e rilassati all'idea che quella potrebbe essere l'unica occasione di conoscere due persone che in qualche modo vi hanno cambiato la vita.

E quindi è una piccola prosecuzione dei 31 Tage in Wien.
Noch 'n bisschen Wien.
O come dicono a Vienna, bissle.

lunedì 12 ottobre 2015

Nedrrrrlansia

Oggi è iniziato il mio secondo anno accademico triestino (terzo anno accademico in Università).
Avevo solamente due ore di olandese, che chiameremo Nedrrrrlands, con una prof che chiameremo con il nome di fantasia di Super Mario. Sì, è una donna.
Premetto che non mi ricordavo una cippa di niente. Avevo una paura matta di non capire niente e che la prof mi chiedesse qualcosa, con conseguente inevitabile figuraccia.
Invece ho capito tutto quello che ha detto.
E ci ha subito parlato degli esami.
Come dire...buongiorno anche a te!

Ci ha subito sciorinato una sequenza di vocaboli che mi hanno mandata non dico in crisi ma quasi.
Io pronta là con il mio quadernetto dei vocaboli a scrivere qualsiasi cosa.
Che ansia.

Io ho una paura boia dell'olandese. E' la mia grande sfida, ancora più del tedesco. Ora il tedesco è abbastanza stabile. L'olandese è come se fosse su un ponte di corde sopra un fiume di lava. Si potrebbe spezzare in ogni momento e io in quel fiume di lava potrei cadere da un momento all'altro.

Ma noi non ci perdiamo d'animo. Anzi, vado a finire di studiare.
E domani, che non ho lezione, faccio i biscotti.
Non c'entra niente, ma dovevo dirlo.

domenica 11 ottobre 2015

Voce dell'Irlanda

Nata in Irlanda. Non importa quando. 
In un paesino in cui ancora si parla il gaelico, che infatti è molto presente nel suo lavoro.
Nella sua famiglia tutti cantavano e suonavano. Anche lei ha iniziato a cantare insieme ai suoi fratelli e sorelle.
Poi ha intrapreso il cammino da sola, rimanendo sempre legata alla sua terra e alla sua famiglia.
Vive in un castello in cui trascorre il suo tempo osservando le nuvole, ascoltando la pioggia che cade e scrivendo musica. 
E' molto timida, molto chiusa e molto fragile. Raramente si fa vedere al di fuori delle mura del suo castello. 
Nelle sue canzoni si trova la pace, la calma, la tranquillità, la serenità. Sono frutto di un lavoro estremamente meticoloso. I cori di sottofondo infatti sono una quantità innumerevole di tracce registrate...sempre da lei. Lei lavora con un manager e una paroliera. Loro sono come la Trinità, come Padre Figlio e Spirito Santo. Uni e trini. Non si può pensare uno di questi tre elementi separato dagli altri due. E' assolutamente inconcepibile.
Lei non è una persona come tutte le altre.
E' una ninfa dei boschi. E' una fata. E' una creatura eterea. E' quanto di più vicino alla perfezione io abbia mai ascoltato. 
Quando ho sentito la prima volta un suo brano mi sono sentita trasportata in un'altra dimensione in cui tutto è perfetto, tutto è eterno, tutto è estremamente calmo e tranquillo, in cui la pace e l'armonia regnano sovrane.

Tra un album e l'altro, i tempi sono sempre molto lunghi.
Ma finalmente il 20 novembre in tutto il mondo potremo ascoltare la sua ultima fatica.
Quest'ultima fatica si chiama Dark Sky Island.
E questa fata si chiama Enya


venerdì 9 ottobre 2015

Bella la vita da bipolare

Nel caso non si fosse capito, io sono bipolare.
Molto bipolare.
Troppo bipolare.

Un attimo sono la persona più felice della terra e nel tempo di uno "snap" mi deprimo. Anche senza una ragione. Così, a caso, dal niente.
Prima saltello da tutte le parti come una palla, e dopo mi butto sul letto a pancia giù pensando che non ho voglia di fare una mazza.
A volte penso di star facendo la cosa giusta, a volte mi sembra di essere solo una cretina che sta qui a perdere tempo, soldi e energia.
A volte penso che diventerò l'interprete della Merkel, o che andrò a lavorare a Strasburgo o a Bruxelles al Parlamento europeo. Ma subito dopo mi viene da ridere istericamente perché so benissimo che non è che un'utopia.
E mi sono scelta anche una facoltà facile, mi dicono.
Ogni giorno mi tocca gestire dalle due alle quattro lingue, magari anche di conformazione diversa. E credetemi, non è affatto facile. Soprattutto quando hai due lingue apparentemente uguali che fanno interferenza l'una sull'altra e tu non ne sai bene nessuna delle due. Siamo a posto.

Prima ascoltavo su YouTube l'intervista che oggi il cancelliere tedesco Angela Merkel (il cancelliere o la cancelliera? Sono mesi che ho questo dubbio. Infatti fino a prova contraria Angela Merkel è una donna! E allora perché usare la forma maschile? Usiamo un bel Bundeskanzlerin come fanno in tedesco: -in designa il femminile, et voilà) ha rilasciato nel corso di una trasmissione televisiva che tratta di politica. Ora, non vi so riportare esattamente quanto è stato detto dalla Merkel...ma sul momento ho capito tutto. Infatti la Merkel parla in modo chiarissimo, cosa non comune per un politico...! Non parlo di velocità, perché solitamente durante le interviste si parla in modo più lento rispetto al normale. Parlo di articolazione delle parole, parlo di sintassi, parlo di lessico. Si capisce tutto perfettamente. Ma se provo a fare una fintissima simulazione di interpretazione simultanea, improvvisamente la mia competenza linguistica va al livello "Shish" di Matteo Renzi. Ed è lì che mi sento una cretina. Se capisco tutto perfettamente, dovrei anche riuscire a tradurlo. Certo è che le lezioni pratiche di interpretazione simultanea dovremmo cominciarle l'anno prossimo, ma già riuscire a combinare qualcosa di buono non mi farebbe così schifo, per carità.

Un attimo prima penso di diventare l'interprete della Merkel.
Un attimo dopo.... "Shish", e non ci pensiamo più.

mercoledì 7 ottobre 2015

Mi piace come scrive

Ho un'amica che scrive. E lo fa in un modo che mi piace da impazzire.
Breve, conciso, efficace. Dolce e pungente nello stesso tempo. 
Forse a furia di leggere i suoi libri ho imparato qualcosa. Forse. 

E' grazie a lei che ho conosciuto il mio autore preferito.
Il viennese Daniel Glattauer
L'ho conosciuto cinque anni fa leggendo "Gut gegen Nordwind". Tradotto in italiano con "Le ho mai raccontato del vento del Nord". 
A tutti voi che passate di qui: cercate quel libro e leggetelo. Vi prenderà subito. Verrete letteralmente risucchiati nella storia di Leo e Emmi. Arriverete all'ultima pagina volendo saperne di più. C'è anche il sequel, "Alle sieben Wellen" (tradotto in italiano con "La settima onda"). Letto a tempo record. In italiano e, qualche anno dopo, in tedesco. Meraviglioso. 

Giusto ieri sera leggevo il libro di G. che ho comprato a Vienna e ho capito che la sua scrittura somiglia tantissimo a quella della mia amica. Ti prendono, ti avvinghiano e non ti mollano più. 

Lei sa che io penso che lei e G. si somiglino come scrittori.
E ieri sera le ho scritto di non leggere l'ultimo libro di G. perché fa schifo.
Spero che a questa affermazione non applichi la proprietà transitiva. 

martedì 6 ottobre 2015

Mehr will ich nicht von dir

Nun bist du geborgen 
Die Nacht erreicht dich nicht 
Denn ich will dich bewahren 
Vor Ängsten und Gefahren 
Folg mir in den Morgen 
Ich geh mit dir ins Licht 
Und ich will für dich da sein 
Für alle Zeit dir nah sein

Lehr mich, wieder ohne Angst zu leben 
Sei mein Retter aus der Einsamkeit 
Gib mir Wärme, um mir Mut zu geben 
Und versprich, dass ich dich nie verlier' 
Mehr will ich nicht von dir

Lass was war vorbei sein 
Schenk mir dein Vertrau'n 
Dann wird niemand dich finden 
Die Träume werden schwinden

Lass mich wieder frei sein 
Beschütz mich vor dem Grauen 
Nur du kannst mich bewahren 
Vor Ängsten und Gefahren

Ich will dir helfen, ohne Angst zu leben 
Ich führ dich aus deiner Einsamkeit 
Meine Liebe wird dir Wärme geben 
Geh von heut' an jeden Weg mit mir 
Christine 
Mehr will ich nicht von dir

Gib mir Liebe, um mir Kraft zu geben 
Wenn es dunkel wird, bleib' hier bei mir 
Gib mir Liebe 
Teil mein ganzes Leben 
Bleib für immer 
Ich bleib bei dir 
Lieb mich, mehr will ich nicht von dir

Geh von heut' an jeden Weg mit mir 
Lieb mich, mehr will ich nicht von dir



Questo credo che sia il testo più meraviglioso che io abbia mai sentito.
Ogni volta che ascolto questo brano mi commuovo. Sono le parole che ognuno di noi in fondo vorrebbe sentirsi dire. 
Se volete ascoltare la versione originale in inglese, il titolo è "All I ask of you". 
Una qualsiasi traduzione italiana non rende minimamente giustizia al testo inglese, figuriamoci a quello tedesco. 
Se vi va di piangere un po', anche solo per sentire una musica meravigliosa, cliccate qui.
Buon ascolto! 

lunedì 5 ottobre 2015

Occhiali da sole

Come forse ricorderete, a Vienna sono spariti i miei amati adorati occhiali da sole.
Sono stati i miei compagni fedeli da luglio 2013 a agosto 2015. Sono stati dappertutto insieme a me.
A Parigi, a Trieste la prima volta, a Vienna a vedere "Elisabeth", a Roma la bellezza di tre volte, in Francia, di nuovo a Trieste un anno dopo, a Venezia, a Milano, ad Ancona, in giro per il Friuli...e per concludere, un mese a Vienna.
Me li aveva regalati mamma dopo la maturità.
Ora: io studiavo sul poggiolo tutti i giorni, con il sole, con le nuvole, di giorno, di notte...ero sempre là. Usavo un paio di occhiali arancioni che saranno costati tre euro al massimo. Avevano delle lenti decisamente orrende. Per miracolo non ho perso nemmeno un decimo di vista.
Solo alla fine dell'orale mamma mi ha portata dall'ottico e mi ha fatto il regalo per la maturità. Ancora prima di sapere il risultato. Che si è rivelato comunque migliore delle mie aspettative.
Con loro ho fatto anche la Color Run. Infatti le lenti avevano ancora delle macchioline arancioni.
Mi mancano tanto, i miei piccini.

Ma oggi ne ho - finalmente! - comprato un nuovo paio.
E allora, piccoli miei....benvenuti.
Saremo la coppia più favolosa della storia.

domenica 4 ottobre 2015

Dicono...

Dicono che scrivere sia terapeutico.
E in effetti un pochino lo è.
Generalmente quando ho la testa che mi scoppia la cosa più intelligente da fare è scrivere in modo tale da vomitare tutto quello che il mio cervello sta cercando di contenere con il rischio di scoppiare.
Ci sono volte in cui non riesco a dire tutto quello che vorrei. Infatti mi stanco molto facilmente. Non riesco a scrivere quando, quanto e come mi piacerebbe e come facevo al liceo, quando avevo il mio blog-sfogo personale, protetto da password, di cui solo io conoscevo l'esistenza. Quello sì che era bello. Scrivevo come una pazza e me ne fregavo di tutto, tanto leggevo solo io. Ma comunque nelle mie dita rimaneva un buon 80% di quello che avrei voluto buttare giù. Tutto ciò che di negativo ci potesse essere, mi rimaneva appiccicato alla punta delle dita. Non riuscivo a mettere giù le mie sensazioni nero su bianco.
E non ci riesco nemmeno adesso.
In questo momento sono appollaiata sulla mia sedia al mio tavolo con musica rilassante nelle orecchie. Ho uno strano senso di mal de vivre addosso, non so perché. Oggi non è successo davvero niente, è stata una giornata inutile da morire. Però non so che diavolo mi prende: se ci riuscissi, piangerei. Però non ci riesco nemmeno quando ho una valida motivazione per farlo. Figuriamoci piangere così a caso dal niente.
Quello che servirebbe a me è un dispositivo, collegato con il mio cervello, che possa riportare nero su bianco esattamente tutto ciò che mi passa per la mente.
Mi farebbe molta paura, perché la mente è qualcosa di incontrollabile e ogni tanto elabora pensieri decisamente inquietanti... ma forse mi servirebbe anche per capire meglio la mia situazione.
E una cosa che mi fa più che paura è che sto cominciando a capire la cosa dei "tacchi delle scarpe".
Chi ha letto "La Profe - Diario di un'insegnante con gli anfibi" di Antonella Landi (Mondadori 2007) (anche pubblicità gratis, non mi paga nessuno per farla!) può capire di che cosa sto parlando. Se non lo avete letto.... fatevi una cultura, ignoranti!
Forse però dovrei piantarla di scrivere.
Ho lo stomaco che mi sta dicendo che è decisamente ora di cena.
EEEEEEEEE bon. Si va a mangiare. Che magari mi passa anche il male di vivere.

Due in uno

Come conciliare l'amore per le lingue - o meglio, per il tedesco - e la passione per i musical.
Io ho deciso una cosa.
Non so come, non so quando, non so se mai ci riuscirò davvero...
... ma io tradurrò "Elisabeth" in italiano. 
Sarà dura. Anche perché il tedesco è difficilissimo da rendere in italiano proprio perché sono due lingue con una conformazione completamente diversa. 
Ma io ho deciso che, tra le altre cose, voglio riuscire a fare anche questo.
Voglio che gli italiani conoscano la storia di questa grande donna. 

E se avranno modo di conoscere Sisi grazie a me, non potrò non esserne felice. 

sabato 3 ottobre 2015

La nuova conqui

Nuova conqui gavemo.
Secondo anno di psicologia. Come le altre due.
Quindi siamo tre a uno. Tre psicologhe "contro" una piccola, minuscola, microscopica sslmittiana.

Queste mi analizzeranno tutto il giorno tutti i giorni.
Annoteranno i miei bizzarri comportamenti. Primo tra tutti: quando lavo per terra, metto l'iPod e uso il bastone del mocio come un microfono e faccio dei concerti che nemmeno Vasco a San Siro.
Mi faranno sentire più pazza e fuori di testa di quanto già io non la sia.

Il tutto mi piace tantissimo.
E diamo inizio a questo secondo anno di conquilinage nel castello di "Frozen" al quinto piano.