Ieri i belliffimi (scoprirete presto perché) cori in cui canto si sono avventurati nella provincia di Pordenone. Obiettivo: una giornata corale.
Riassunta così.
Preparazione di divisa, cena al sacco e tutto ciò che un concerto richiede: 40 minuti. Di solito ci metto almeno due ore.
Viaggio in pullman durante il quale scopro che i miei spartiti sono al contrario rispetto alla scaletta di entrambi i concerti.
Si arriva sul posto. Ad accoglierci, un tiepido sole e tanti, tanti cori. Noi siamo uno dei tre cori ospiti, in fondo. Ci si mette la prima divisa: polo colorata e pantaloni neri. Foto arcobaleno con coristi sorridenti!
Primo concerto. Prima di noi canta un coro di alpini. Esattamente a metà della loro esibizione, le campane attaccano a suonare di brutto. E' mezzogiorno. E suonano per un casino di tempo. Non potete sapere i miei timpani come stavano.
E insomma, si canta. Pezzi mai provati, posizione mai provata, acustica ... facciamoci una risata. Non solo non sentivo le altre sezioni né tantomeno la tastiera...ma non sentivo nemmeno i miei vicini!
Un corista che attacca fuori tempo c'è sempre. Stavolta succede con "Nel blu dipinto di blu". Bene, abbiamo davvero inaugurato la stagione corale.
Non si capisce bene come, ma siamo arrivati alla fine.
Pranzo vicino a un coro di alpini che evocano il cibo armonizzando un "Gavemo fame!!!" molto apprezzato.
Ci si va a cambiare per il secondo concerto. Camicia nera, foulard rosso (che fa "veri veri profèscional") e pantaloni neri. E intanto fi fanno i felfie. I belliffimi corifti di Triefte che fanno i felfie. Tutto deriva da un'immagine stupidissima trovata su Facebook di non mi ricordo chi che dice "Facciamo un felfie!" e quindi siamo andati avanti così a fare foto decisamente demenziali. Ma ci siamo divertiti tantissimo.
Secondo concerto. Imperdibile un corista che, a dieci minuti dal concerto, tira fuori la grappa.
Dopo il concerto proviamo, insieme a un altro coro femminile, "Hallelujah" di Leonard Cohen arrangiato da un certo direttore di fama internazionale che chiameremo con il nome di fantasia di "Cadrega". Chi sta in ambiente corale sa di chi si parla, o lo può intuire facilmente. In ogni caso, Cadrega fa anche degli arrangiamenti fighi... ma non questa volta. Era l'arrangiamento più inutile della storia. Ma soprassediamo. Torniamo ai camerini: proprio là ha inizio la sfilata dei cori per le strade del paese.
La mia compagna di deliri, che chiameremo con il nome di fantasia di "Compagna di deliri", si fa prendere dall'entusiasmo. Senza nemmeno guardarci, nello stesso momento rievochiamo l'ignoranza di Enrico Papi urlando "MOOOOSECAAAAAAAA!!!!!!!!!!" Chi guardava "Sarabanda" su Italia1 sa di cosa parlo. Chi non lo guardava... beh, siete meno ignoranti di noi, e per questo vi invidio un po'.
Gli altri due brani d'insieme, oltre al brano arrangiato da Cadrega, sono due brani che chiameremo con i nomi di fantasia di "Reginaldo" e "Va' pensiero". Mentre il secondo forse sarà noto ai più, il primo decisamente non è riconoscibile. Si chiama "Canticorum jubilo", ma per noi è "Reginaldo". Quando lo abbiamo letto la prima volta, anziché "regi magno" abbiamo capito "Reginaldo". Mi raccomando, ci dicevamo a prova, nessuno deve ridere e nessuno deve cantare "Reginaldo" perché le parole sono "regi magno". E indovinate chi era il contralto esterno che ha sbagliato le parole e per poco non è stata assalita da un attacco di ridarola? Esatto. Poi ho scoperto che anche un soprano ha commesso lo stesso errore, e quindi mi sono sentita anche meno stupida.
Il secondo brano è "Va' pensiero", che possiamo anche chiamare "Il brano del corista che ziga" (Per i non triestini: zigar = urlare). Quando i coristi narrano che un corista - ieri assente - canta perennemente in playback meno "Va' pensiero" durante il quale ziga di brutto, non puoi pensare di non riuscire a ridere mentre sei lì sul palco. E ridendo sotto i baffi ancora un po' ti strozzi, respirando troppo di fretta e troppo presto e salvandoti in corner sulla nota lunga finale.
Ci si corre a cambiare, si zompa sul pullman e si torna a casina. Stanchi ma felici. Ma tanto stanchi eh.
E' stata davvero una bella giornata.
Non c'è niente di più bello di cantare in coro.
E' vero che quando canti i respiri di tutti vanno all'unisono, è vero che siamo tutti lì con tanta passione e tanto entusiasmo con la voglia di cantare bene ma soprattutto di divertirci.
Non nascondo che per me non è sempre stato così leggero cantare in coro. Ho avuto un lungo periodo di crisi dal quale sono uscita semplicemente trasferendomi a Trieste.
Un grazie davvero immenso a tutti i coristi perché mi fanno sentire in famiglia, perché sono sempre cocolissimi, perché mi fanno tanto ridere, perché sopportano le mie idiozie, perché ridono davanti ai miei appunti stupidi sugli spartiti, perché forse hanno capito che un minimo di potenziale ce l'ho.
E giusto ieri ho scoperto di essere l'unica non triestina del coro. E sono ben contenta di esserla.
Come diceva il vecchio Nietzsche, "Ohne die Musik wäre das Leben ein Irrtum".
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