sabato 12 settembre 2015

Sfogo italiano

Dentro di me, nella mia testa, ho un neurone.
Questo neurone lo immagino a forma di omino.
Un omino piccolo e stilizzato, come quelli che disegnano i bambini.
Ecco. Questo omino per la maggior parte del tempo vorrebbe urlare, ma non lo fa. Perché ho imparato a dirgli di stare zitto.
Quando sento che questo omino vorrebbe urlare, apro il computer e scrivo.

E cosa scrivo?
Ah, nulla di che. Semplicemente lascio che l'omino nella mia testa si sfoghi. Infatti è lui che in questo momento mi sta dicendo cosa devo scrivere. E' lui che muove le mie dita sulla tastiera del computer. E' lui che mi sta dicendo di scrivere in italiano e di dominare il codeswitching che mi farebbe scrivere in francese o in tedesco.
Comunque, l'omino....cosa sta urlando?

Sta urlando che questo stramaledetto esame che devo dare martedì lo sta facendo diventare scemo. Figurati a me.
E' un esame che si basa sull'insieme di lezioni frontali più insensate della terra.
Un professore che blatera cose che non stanno né in cielo né in terra. Come tutti i professori, mi viene da dire. Diciamo che solitamente i professori dicono una marea di cazzate. Se ne trovi uno che non dice cazzate, puoi gridare al miracolo.
Comunque, come puoi pretendere di spiegare una cosa senza spiegarla davvero e fornendo solamente degli esempi che non c'entrano niente con quello che dovresti spiegare?
Per di più in una lingua malefica e complicata come l'italiano.
Perché diciamolo chiaramente: l'italiano è un po' una lingua del cavolo.

Sono la prima che passa il tempo a urlare che il tedesco è difficile, che è una lingua complicata, che è tutto così complesso, che non ci si capisce una cippa. Ma l'italiano è ben peggio.
Perché il tedesco è...tedesco. E in quanto tale, è preciso, ordinato e regolare. E anche ciò che è irregolare, nella sua irregolarità ha una sua regolarità. Anche i verbi irregolari a loro modo sono regolari. Ad esempio, nei verbi normali il participio ha la desinenza -t. I verbi irregolari li riconosci perché non hanno la desinenza -t. E quale desinenza hanno? -en. Semplicemente -en.
Non come in questo cavolo di italiano malefico in cui per imparare i verbi irregolari devi andare ad accendere un cero alla Madonna. Perché immaginate uno straniero che deve imparare - esempio classico - il passato remoto del verbo "cuocere".
Ora: chi cavolo lo usa il passato remoto del verbo "cuocere"? Nessuno.
Ma cosa ce ne frega che è "io cossi, tu cuocesti, egli cosse, noi cocemmo, voi coceste, essi cossero"?
A me personalmente, niente.
E dove la vedete la regolarità? Non c'è. E' un verbo irregolare, e infatti non c'è regolarità. Ho scoperto l'acqua calda.
E invece in tedesco i verbi irregolari, anche se irregolari, hanno una regolarità.
"Ich gehe" diventa "Ich ging". E quindi hai il tema, "ging-". A questo tema devi aggiungere le desinenze delle persone, ottenendo quindi "Ich ging, du gingst, er ging, wir gingen, ihr gingt, Sie gingen". E quelle desinenze sono uguali a tutti i tempi e a tutti i modi della lingua tedesca. Per dire.
Il tedesco è difficile, ma l'italiano è peggio.
E io sono ben felice di essere di madrelingua italiana perché almeno tutte queste cose le so in automatico e non devo stare a imparare qualche miliardo di eccezioni di una lingua del cavolo.

Per tornare al mio stramaledetto esame, parliamo un secondo dell'accettabilità grammaticale delle frasi.
Secondo voi, la frase "Se avevi spedito la lettera, adesso non saremmo nei guai" è grammaticalmente accettabile?
Per il mio professore, è grammaticalmente accettabile.
Ma dico io....STIAMO SCHERZANDO?
Sei un professore di lingua italiana, non di lingua francese! In francese infatti nel periodo ipotetico non si usa il congiuntivo ma l'indicativo. Quindi questa frase in francese sarebbe grammaticalmente corretta. "Si tu avais envoyé la lettre..." e blah blah blah.
Ma dal momento che siamo in lingua italiana, non è assolutamente ammissibile usare l'indicativo nel periodo ipotetico. O meglio, non nella frase secondaria del periodo ipotetico. Ovviamente nella principale è ammissibile. Nella secondaria però assolutamente no. Giusto per dire il livello di degrado.
E poi ci lamentiamo che la gente "inniorante" non sa il congiuntivo. Ma nascondiamoci tutti, va'.

Ancora un ultimo punto - anche se da lamentarmi ne avrei parecchio.
Dal salumiere: "Buongiorno, volevo un etto di prosciutto".
Lo volevi? E allora perché adesso sei qui e me lo stai chiedendo? Se lo volevi (tempo passato) non lo chiedi adesso (tempo presente)!
Si chiama imperfetto di cortesia, così dice la slide del mio prof.
Ma io mi chiedo... sono io l'unica cretina che usa sempre il condizionale presente al posto dell'indicativo imperfetto? Perché se chiedi una cosa devi usare il presente, non l'imperfetto!
Episodio significativo: con una mia amica qualche anno fa eravamo qui in zona, a Lignano. Decidiamo di prendere un gelato, e lei dice: "Buonasera, volevo un cono con (gusto1) e (gusto2)". Il gelataio la guarda e risponde prontamente: "Lo volevi. Adesso non lo vuoi più. Il prossimo!" Solo ora capisco perché ha risposto in quel modo. Roba che gli farei un applauso.
Perché usiamo l'imperfetto per indicare un'azione presente? Uno dei grandi dubbi dell'italiano.

Allo stesso modo: "Ma dov'è A? Boh, sarà di sopra". No, non sarà di sopra. E' di sopra. In questo momento mentre tu stai chiedendo dove si trova. Quindi se stai descrivendo un qualcosa che avviene nello stesso momento in cui tu stai parlando (quindi nel presente) perché diavolo usi il futuro? Lo chiamano futuro epistemico. Sembra una malattia tipo l'orticaria. O forse mi ricorda semplicemente la parola esantematico e quindi mi ricorda di quando ero piccola e mi è venuta la varicella? Non lo so. Sta di fatto che trovo assolutamente insensato utilizzare un tempo che non sia il presente per indicare un avvenimento che sta accadendo nello stesso momento in cui tu stai parlando.

Bene. Il mio omino si è un pochino sfogato e mi dice che sta un po' meglio. Anche le mie dita stanno meglio, avevano bisogno di "tapeter" un pochino sulla tastiera. Era tanto che non scrivevo così tanto e così di getto.
Come avrete visto, io mi lamento tanto della grammatica italiana ma sono la prima a scrivere in un italiano pessimo. Non sono sempre così, credetemi.

Se avrò ancora qualche sfogo italiano.... il mio omino sarà felice di urlare ancora un po'.
E volevo ringraziarvi per aver letto tutto fino a questo momento.
No. Vi voglio ringraziare ora. Quindi devo usare il presente. Perché l'avvenimento sta avvenendo adesso.
Va bene, adesso basta.

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