sabato 26 dicembre 2015
Regali a prova di freddo
Ma non stiamo qui a sputare veleno e riflettiamo sui regali ricevuti quest'anno.
In realtà c'è poco da riflettere, ma un'osservazione la voglio fare.
Mio padre sa che io non amo i pile oversize e me ne regala uno.
Mia zia e mia sorella sanno che io soffro il freddo e quindi una mi regala un morbidissimo e caldissimo plaid, l'altra una felpa morbida come la lana di una pecora. La felpa è nera, quindi ora tutti mi chiamano "pecora nera della famiglia". Bene, ma non benissimo.
La chiamavano "l'arte del fare regali giusti".
giovedì 24 dicembre 2015
Back to Liguria
E così è arrivato questo 24 dicembre. La vigilia di Natale. Il giorno in cui, dopo cinque mesi, rimetto piede in terra ligure.
Sono sincera: ne ho voglia zero. Ma si fa perché si deve fare.
Per fortuna ieri sera ero a cantare al Rossetti con i miei adorati coristi, sennò sarei dovuta tornare già il 18. E quindi avrei avuto sei giorni in più di scleri e di male di vivere. Perché è questo l'effetto che Genova ha su di me. E più cerco di combatterlo e più lui si fa sentire. Ogni volta è sempre più forte.
Oggi sarò sola con due trolley. La solita carrozza nove comunemente detta "in culo al treno". Il solito cambio al point zéro. La solita mezz'ora di tempo per attraversare Milano Centrale e saltare sul regionale. E poi due ore di tempo per riabituarmi a sentire quell'accento strano che a me dà tanto fastidio e che non sento da fine luglio.
Cosa c'è di positivo nel tornare a Genova? Pensare che tra dieci giorni sono di nuovo a Trieste. O per meglio dire, sono a casa.
Perché se "home is where your heart is", allora casa mia non può che essere qui dove sono adesso.
Buon viaggio a me.
lunedì 21 dicembre 2015
Sere nere con Tiziano
sabato 19 dicembre 2015
Cinquanta-bla-bla anni e non sentirli
Come dice il titolo del post, sono cinquanta-bla-bla.
Eh eh mamma, invecchi anche tu!
Per l'occasione - o come diciamo noi, per festecciare - sono andata a caccia di un regalo.
E l'ho trovato.
E che regalo!
(Grazie alla mia amica prof blogger fiorentina: mi ha salvata dalla disperazione!)
Spero che sarà un regalo gradito ... e spero che venga colto il messaggio subliminale nascosto nel regalo stesso. (risata diabolica, ndC)
Lo so che stai leggendo questo post. E quindi ti dico che (anche se a volte mi fai arrabbiare veramente tanto) (soprattutto quando mi "dai dei giri" al telefono) ti voglio bene.
E tanto ci vediamo tra poco!
Quando tu mi chiederai "Ma quand'è che te ne torni a Trieste?"
martedì 15 dicembre 2015
Il bello della dipendenza da dolci
lunedì 14 dicembre 2015
L'albatros
Prennent des albatros, vastes oiseaux des mers,
Qui suivent, indolents compagnons de voyage,
Le navire glissant sur les gouffres amers.
À peine les ont-ils déposés sur les planches,
Que ces rois de l'azur, maladroits et honteux,
Laissent piteusement leurs grandes ailes blanches
Comme des avirons traîner à côté d'eux.
Ce voyageur ailé, comme il est gauche et veule!
Lui, naguère si beau, qu'il est comique et laid!
L'un agace son bec avec un brûle-gueule,
L'autre mime, en boitant, l'infirme qui volait!
Le Poëte est semblable au prince des nuées
Qui hante la tempête et se rit de l'archer;
Exilé sur le sol au milieu des huées,
Ses ailes de géant l'empêchent de marcher.
(Charles Baudelaire)
sabato 12 dicembre 2015
Verifichiamo su Glattauer
Ma veramente bene.
Al punto tale che possono anche accadere fatti che hanno dell'incrediBBBBile ma che ti fanno capire tante cose.
La mia amica prof blogger ha assegnato "Le ho mai raccontato del vento del Nord" ("Gut gegen Nordwind") ai suoi alunni da leggere per casa, as usual. E fino qui ci siamo. Lunedì questi hanno una verifica. E fin qui tutto normale.
La suddetta mia amica prof blogger mi ha chiesto una mano per preparare
AH!, io a scuola avrei voluto non fare verifiche su libri, prima di tutto. Erano un incubo. Io non mi ricordo mai le cose, non mi ricordo i personaggi, non mi ricordo i dettagli, non mi ricordo chi dice cosa quando dove come perché, non mi ricordo con quale parola finisce la quartultima riga della terza pagina del settimo capitolo. Sì, al liceo mi veniva richiesto pressappoco questo. Per evitare tutto ciò ho ben pensato a domande tutto sommato semplici, a cui si può arrivare anche se si è delle ciompe come me e si è letto il libro solo di corsa o comunque non ci si ricorda le cose. Non avevo una traccia da seguire, quindi sono andata molto-tanto-troppo a sentimento.
Quello che ne è derivato è stato...una ventina di domande prettamente sul contenuto del romanzo più due domande che sono più che altro per mia curiosità e su miei dubbi esistenziali inerenti al romanzo. Perché il finale di Glattauer mi ha lasciata con l'amaro in bocca un sacco, finché non ho avuto modo di leggere il sequel. E insomma, io le domande le ho mandate. Sembrano scritte con il traduttore di Google, ma poco importa.
La parte divertente è stata quella in cui ho dovuto ricorrere alla telefonata a mamma per farmi leggere una frase del romanzo in italiano. Eh sì, perché ho tirato giù tutte le domande avendo a disposizione solamente il testo originale in tedesco. Avevo però bisogno di una determinata parte del romanzo, allora chiamo mamma chiedendole di cercare il libro e di leggermi ciò che mi serviva. Non solo: le ho anche spiegato in quale punto della libreria si trovava il libro di Glattauer! Dopodiché mi sono divertita a farla impazzire facendole le domande più cattive ever che mi potessero venire in mente in quel momento.
E in conclusione mi viene da dire solo una cosa.
La mia amica prof blogger è completamente fuori di testa.
Nel senso buono, ovviamente. Ma è fuori di testa.
giovedì 10 dicembre 2015
L'indissolubilità di un gemellaggio corale
venerdì 4 dicembre 2015
Fisionomia corale
Non solo: l'anno dopo noi, le donzelle in arancione che nel frattempo si sono evolute da coro a voci pari a coro a voci miste, siamo tornate a Salerno per il concorso, classificandoci prime assolute. Il coro in cui cantava questo corista si è piazzato secondo, subito dietro di noi. Personalmente io pensavo che avrebbero vinto loro, o al massimo primi ex-aequo con noi.
martedì 1 dicembre 2015
Innere Deutsche Monolog
Es ist nicht einfach, die Tochter einer Lehrerin zu sein.
Du bist immer allein und kann nicht mit deinem Vater oder deiner Mutter über irgendetwas diskutieren. Das ist sehr negativ, glaube ich.
Es ist nicht einfach; ja, ich weiß das gut. Meine Mutter ist immer in der Schule mit seinen Kollegen und seinen Schülern, und...sie hat keine Zeit für mich. Das tut mir so weh.
Ich wohne weit von meinen Eltern. Wenn ich in meiner Stadt bin, fühle ich mich überhaupt nicht gut. Die klassische Frage: "Und sag mir mal: wann fährst du (endlich) nach Triest zurück?"
Das ist die Wahrheit. Mutti sagt, dass es nur quatsch ist. Sie sagt, dass sie das nicht wirklich denkt. Aber warum sagst du das? Du kennst mich sehr gut und weißt genau das: wenn ich mich nicht gut fühle, hab ich das sogenannte 'mal de vivre'. Ich glaube, nicht akzeptiert zu sein. Und kennst du die Folgen? Natürlich nicht, weil du hast keinen Interesse dafür.
Wenn ich aber in Triest bin, fragst du mir immer: "Wann wirst du nach Hause reisen?" Zuerst: in Triest bin ich 'Zuhause'. Dann: nie! (Bwahahahahah!) Nein, das war quatsch :P Ich werde sicher zurückkehren, aber ich will keinen Stress. Und ich weiß schon, dass es absolut unmöglich ist.
Warum habe ich diesen inneren Monolog auf deutsch geschrieben? Damit du mich nicht verstehen kannst.
Oder...wenn deine Übersetzerin dir auf italienisch gelesen hat...damit du ein bisschen über dieses Thema reflektieren kannst.
Und jetzt...es ist fast 1 Uhr morgens. Ich bin sehr müde.
Bis bald, dann!
lunedì 30 novembre 2015
Eine Freundin und der Weg-Mann
Manchmal passiert etwas, dass dich persönlich nicht interessiert...aber eine Freundin schon.
Meine Freundin hatte einen Mann. Dieser Mann ist jetzt ...weg.
Ich kenne die Gründen nicht, aber ich bin absolut sicher, dass sie viel darüber gesprochen haben und dass die Entscheidung dass sie getroffen haben positiv ist. Wenn du mit einer Mensch nicht gut fühlst, ist dann er nicht was du suchst.
Ich weiß genau (oder fast...!) wie meine Freundin in August fühlte. Als ich in Österreich war, hat sie mir viele Nachrichten geschrieben. Ach, sie war so glücklich! Sie war im Himmel! Und ja... natürlich war ich glücklich. Ich wusste, dass sie eine Person brauchte, die nah blieb und alles mit ihr teilte. Er hat das gemacht aber es genügte nicht, leider.
Auf jedem Fall hoffe ich, dass meine Freundin die Stärke nochmal findet und das Leben ihr nochmal lächelt.
Sie ist eine ganz besondere Frau und ich hab sie sehr lieb.
Das Leben ist so kurz, und die schlechte Männer sind nur ein Teil dieser langen Reise.
Und weißt du das: wenn du mich brauchst, bin ich immer da.
sabato 28 novembre 2015
Schnitzel e ti senti a casa
Oggi è sabato.
Come (quasi) tutti i sabati ho fatto il mio pellegrinaggio al centro commerciale a Villesse, vicino Gorizia.
Là c'è anche l'IKEA. Quanti sabati passati là dentro!
Oggi, dopo il consueto giro da IKEA e dal mitico negozio di scarpe Deichmann, ho deciso di pranzare da "Wiener Haus", una trattoria che fa piatti tipici di Vienna e dell'Austria.
Il mio pranzo è stato una gigantesca Wiener Schnitzel. Una roba che sembra una cotoletta ma che è molto più buona!!
E in un attimo mi sono sentita a casa. La nostalgia della "mia" Vienna è sparita.
Giusto il tempo di una Schnitzel.
mercoledì 25 novembre 2015
La valvola della discordia
Quando ai tempi mamma è andata a vivere da sola a Reggio Emilia è rimasta giorni interi senza acqua calda e riscaldamento perché non riusciva ad accendere la caldaia. A salvarla è arrivato un suo amico emiliano all'urlo di: "Ma è una cassàààààta!"
lunedì 23 novembre 2015
CENTO!!!
Siamo arrivati a un punto molto importante per il mio spazietto in Rete.
Siamo arrivati al post numero cento.
Un numero importante.
Il blog è nato per caso, prima di intraprendere un viaggio straordinario. Ora non riesco ad aggiornare come vorrei a causa di troppi impegni ma non significativi.
Prossimamente arriverà un post sul disagio di oggi 23 novembre... ma intanto... io stapperei uno champagne per il centesimo insensatissimo post.
Ad maiora!
domenica 22 novembre 2015
No, niente
Ho ritrovato la collana.
Certo, era in un posto abbastanza improbabile. Che cacchio ci faceva una collana in fondo a una borsa non è lecito sapere.
In ogni caso la mia collana che ho comprato il giorno del mio compleanno appena arrivata a Vienna è ancora qui.
E starò ben attenta a non perderla.
Intanto mi ero dimenticata di aver comprato del cioccolato.
E scusate ma sono felice!
Ancora una volta
Ma non è possibile!
Ma non si può andare avanti di questo passo!
Ho perso l'ennesima collana.
Faccio decisamente schifo.
E mi sento anche una cretina.
Almeno la collana con le stelle alpine è al sicuro.
martedì 17 novembre 2015
La nobile arte del concertare
Ma ora recupero immediatamente, perché il concerto del 13 novembre merita un post tutto per sè.
Tanto per cominciare, il concerto è il primo di una lunga serie di eventi per festecciare i venticinque anni dalla fondazione del coro. Il programma era completamente di musica sacra, Gott sei Dank!
Il programma era il seguente: cantare a una messa e, terminata la funzione, concerto.
Benissimo: che problema c'è?
Il problema è che, essendo io arrivata nel coro circa un anno fa, non conoscevo quasi nessuno dei brani che avremmo cantato alla messa. E vabbé: spartiti, diapason e metronomo....e via con lo studio! Sono abbastanza impazzita, ma ne è valsa la pena. Ho letto tanti di quei brani tutti insieme che come abbia fatto a impararli bene rimarrà ora e per sempre un mistero.
Al concerto chi c'era? Coro junior, Coro senior e un buon numero di ex-coristi, tornati per l'occasione a cantare insieme a noi. A dirigerci, non uno ma ben due direttori: uno, quello attuale, che chiameremo con il nome di fantasia di DirettoreK; l'altro, il fondatore del coro, che chiameremo con il nome di fantasia di Fondatoredelcoro.
Ed ecco un po' di "nanetti" (cit. Nino Frassica) da messa+concerto:
-un'ora prima della messa, DirettoreK decide di cambiare il brano da cantare all'offertorio. Cavolo, era uno dei miei preferiti. E ne mette uno che non so e che non ho mai sentito. E vabbé. Almeno mi riposo un po'.
-io detesto tantissimo l'incenso: appena lo percepisco, i miei occhi iniziano a gonfiarsi e a lacrimare. Non vi dico la quantità d'incenso in quella chiesa, ma non si sa bene come i miei occhi non si sono gonfiati né niente.
-in programma c'erano tre brani della Deutsche Liturgie del mio amato Felix Mendelssohn-Bartholdy: Kyrie, Heilig (Sanctus) e Jauchzet dem Herrn aller Welt (salmo). Ho passato tutta la settimana a studiare Kyrie e Heilig, mentre allo Jauchzet ho dato una rapida occhiata la sera prima a prova (stupendo Fondatoredelcoro con le mie abilità di lettura a prima vista!). E insomma: mentre ci disponiamo, scopriamo che cantiamo solo Jauchzet. Bene: una settimana a studiare per niente. Fantastico.
-come Coro senior abbiamo eseguito due brani che abbiamo cantato talmente tanto che non avevano bisogno di prova acustica né di prova di posizione né di niente. E infatti sono venuti benissimo.
-Fondatoredelcoro mi ha chiesto se io a Genova già cantavo. Ehm, diciamo che canto da quando ho 9 anni e ore ne ho 21. Quindi molto decisamente sì. Lui mi fa il nome di una bravissima direttrice di coro genovese e mi chiede se la conosco. La sua faccia quando gli ho detto che per tutti quegli anni ho cantato da lei era da filmare. E soprattutto: "Ecco come hai fatto a leggere Jauchzet a prima vista!"
-abbiamo eseguito anche "Abendlied" dell'altro mio grande ammmmmore, Josef Rheinberger. E' un brano che ha come testo il passo del Vangelo che dice "Resta qui con noi, Signore, perché si fa sera e il giorno già giunge al tramonto". E' un brano talmente bello che ti fa sentire come se lassù ci fosse davvero qualcuno o qualcosa. (Non entro in questioni religiose perché sennò finisco di scrivere domani mattina!) E insomma, eseguiamo questo meraviglioso brano. DirettoreK dice che è venuto bene. Sarà, ma a me sembrava di un tono più basso.
-DirettoreK ogni tanto ha delle idee alquanto bizzarre. In programma avevamo "Love of my life" dei Queen. Personalmente a me non piace, anzi... diciamo pure che mi fa due palle così. DirettoreK presenta il brano, si gira, ci guarda e bisbiglia: "Mischiatevi". Detto in italiano: MA SEI FUORI? Come fai a pensare di cambiare la disposizione in concerto? Vabbé, mischiamoci. Io mi piazzo tra un tenore e un basso: se proprio mi devo mischiare, mi metto in mezzo a due che sanno bene le loro parti. Il grande dramma è che io non sentivo PER NIENTE gli altri contralti. Cosa ne so, magari nessun contralto ha aperto bocca e io ero l'unica a cantare!
-il modo migliore per attaccare al momento giusto è respirare in anticipo. Io stavo per attaccare nel momento sbagliato, ma mi sono salvata...respirando al momento sbagliato. Quella frazione di secondo che mi ha permesso di capire di stare sbagliando e quindi mi ha salvata da una grandissima figuraccia!
-dopo il concerto, ci si cambia di corsa per andare a cena tutti insieme alla vicina pizzeria. In tutto eravamo una settantina di coristi. E settanta coristi in una pizzeria vuol dire che almeno uno a un certo punto si alza ed esclama: "Dai, cantiamo *un brano*!!!!". E infatti: un corista, che chiameremo con il nome di fantasia di Rocco, si alza e propone di cantare "il Daemon". Un casino di brano. Un'esecuzione meravigliosa. Immagina, puoi.
Salutando poi i coristi prima di andare a casina a dormire, uno dei tenori - nonché il Presidente dell'associazione - mi abbraccia e mi ringrazia. Io lo guardo stupita e gli chiedo per cosa. Lui mi risponde: "Perché ci hai dato un aiuto grandissimo". Io sono sempre più perplessa ma sono felice della cosa. Il che vuol dire che non sono così inutile come pensavo. La mia testa è ancora collegata a una realtà corale in cui io sono completamente inutile, in cui non esisto, in cui anche se non ci sono non se ne rende conto nessuno...ma in cui appena fai un errore tutti ti puntano il dito contro. Il fatto che in questa realtà corale tutti - ma tutti tutti! - mi trattino con così tanto affetto non può non farmi sentire accolta e coccolata.
Che bella, la vita da corista.
martedì 10 novembre 2015
Ginger choir
domenica 8 novembre 2015
Voce allo zenzero
Sono giorni che sto male, anche se ora - soprattutto grazie alla mitica arnica - la mia gola sembra soffrire un po' meno di prima.
Oggi c'era qui in centro la Fiera del Cioccolato. C'era anche un grandissimo stand con the di tutti i tipi, compreso lo zenzero.
Io ADORO lo zenzero. Sono dipendente dallo zenzero. Nel mio armadio in cucina ho due scatole enormi di the limone e zenzero. E' il the più buono della terra.
E insomma, la signora dello stand mi ha chiesto se volessi assaggiare una caramella allo zenzero, aggiungendo che fa molto bene ai cantanti e a chi ha male alla gola.
Provo la caramella.
Mi fa benissimo.
La mia voce sembra già essere tornata in forma.
Dio salvi lo zenzero. Ora e sempre.
mercoledì 4 novembre 2015
E poi?
Ma ancora è presto per pensarci. Ma si sa che quando la Cecy si mette in testa una cosa è difficile distoglierla dalle sue idee.
lunedì 2 novembre 2015
Lorenzo, o come dicevan tutti Renzo
E' stato solo un brutto scherzo che il destino ha voluto fare un po' a tutti.
El cocal ziga
La chiameremo con il nome di fantasia di Pizzu.
Pizzu abita nel palazzo di fronte a me. Dalla mia cucina, se mi affaccio, vedo lei nella sua cucina. Spesso e volentieri ci urliamo cose da un palazzo all'altro. Anche in lingue assurde: in comune abbiamo, oltre all'italiano, il tedesco e l'olandese.
Ieri Pizzu mi ha scritto chiedendomi se avevo voglia di fare un giretto in centro.
C'è la bora e io sono ancora un po' acciaccata, ma accetto volentieri. Anche perché ero da tre ore attaccata al computer a guardare il telegiornale tedesco alternato a quello olandese e mi stavano per saltare i nervi.
E insomma, usciamo. Andiamo in piazza Unità e ci sediamo dalle alabarde lato Lloyd. Il punto più ventoso di tutta la piazza. Si dice che lato Lloyd ci devono andare solo i masochisti e i surfisti. Ma là c'era il sole, e quindi...
Ci mettiamo là a ripetere le regole di grammatica olandese e, già che ci siamo, ripassiamo le prime nozioni di LIS.
Mentre torniamo verso casa, Pizzu mi chiede di insegnarle qualcosa in triestino.
Le prime due parole che mi vengono in mente sono "cocal" (gabbiano) e "zigar" (gridare).
La prima frase che Pizzu ha imparato in triestino, dopo un anno qui, è "el cocal ziga".
E dato che nella nostra zona di cocai troppi ce ne sono, va più che bene.
giovedì 29 ottobre 2015
Afonia e ritorno a "casa"
Lui che fa? Cocolissimo, mi chiama e mi chiede come sto. A fatica rispondo che non ho voce, che ho una tosse cavernicola e che parlo come un trans e a cantare non ci arrivo.
In compenso però lui mi dà LA notizia.
Il 23 dicembre si concerta.
Questo vuol dire che io a """""casa"""" ci torno il 24.
Non potrei essere più felice.
Sì sì dai, datemi della cinica, della stronza, della [inserire insulto a piacere]... ma io ho le mie ragioni.
E comunque, a partire dal 1 gennaio fino al 31 dicembre 2015:
-2 giorni a gennaio (residui di vacanze di Natale)
-5 giorni a Pasqua
-15 giorni a luglio
-7 giorni a Natale
Fanno 29 giorni.
29 giorni in cui sono stata a Genova.
29 su 365. Un mese su dodici. Direi un ottimo risultato.
Anche per questo non potrei essere più felice.
Farò in modo che il mio 2016 possa eguagliare questo primo anno solare così splendidamente, immensamente triestino.
lunedì 26 ottobre 2015
Cari moscerini
posso capire che la vita da moscerino faccia schifo,
posso capire che siate tristi perché la vostra moscerina se la fa con un moscerino più figo,
posso capire che Trieste non sia il massimo della vita,
e posso anche capire che magari preferiate un'isola tropicale piuttosto che una città mitteleuropea.
Ma se proprio volete suicidarvi...
...non fatelo volandomi sul naso.
O ancora peggio, sugli occhi.
domenica 25 ottobre 2015
Se puoi sognarlo, puoi farlo
venerdì 23 ottobre 2015
On the road to Wien
Ancora una volta sono in viaggio.
Ancora una volta verso la mia amata Vienna.
Per la prima volta il mio point zéro non è Milano. Passerò infatti da Udine e da Villach.
Sarà un viaggio lungo ma da fare ce n'è. Ho da preparare una presentazione in olandese e da studiare lingua italiana per l'esame di febbraio. Non mi annoierò di certo.
Insieme a me ci sono il mio fido compagno Pascal e la new entry viennese ImPaperatrice Sisi, la quale ora è sul tavolo che mi osserva perplessa.
Sono a bordo di un bellissimo treno della regione Friuli Venezia Giulia, o meglio della città di Udine. Bello, pulito, funzionale... ha anche le prese della corrente!
Oggi prevedo tanti aggiornamenti e tante sorprese.
Wenn du 's träumen kannst, kannst du 's auch tun.
martedì 20 ottobre 2015
Pausa uguale viaggio
Ciò implica che ho la bellezza di 12 giorni di pausa prima di ricominciare le lezioni.
Non sarebbe male se io riuscissi a fare un giretto da qualche parte in Italia.
Dico in Italia perché in Austria già ci vado adesso e perché non ho un cash infinito e quindi forse rimanere in Italia mi permetterebbe di stare un pochino più leggera con le spese. Ma chi voglio prendere in giro? Io sono sempre e comunque Mani Bucate.
La verità è che voglio ( V O G L I O ) tornare a Firenze.
Ho visitato Firenze la prima volta nel 2010, quando ero in seconda liceo. Una giornata in quella città meravigliosa. Un caldo allucinante e noi a camminare sui lungarni, ma meravigliosa.
Quando ci sono tornata, qualche mese dopo, con mamma e Sister, loro non riuscivano a credere che io fossi in grado di arrivare da Santa Maria Novella a Piazza della Signoria senza usare una cartina. Eh eh eh, e invece...
Quel giorno faceva un freddo bestiale. Presente quando dici "Il freddo mi è entrato nelle ossa"? Ecco, quello. Noi ne venivamo da un'ora di treno da Pisa e ... troppo freddo, decisamente. Nota positiva: l'Edison. Gott sei Dank.
Poco più di un anno dopo, a Pasqua 2012, abbiamo beccato le giornate più piovose di tutte. Ci aspettavamo che Noè facesse via dei Calzaioli con l'arca per venirci a raccattare davanti al Duomo.
L'ultima volta che sono stata a Firenze era nel 2012 a sentire Roberto Benigni che recitava il XXII canto dell'Inferno. Indimenticabile.
I miei ricordi di Firenze sono tutti estremamente positivi.
Voglio aggiungere altri ricordi fiorentini al più presto.
Sarebbe meraviglioso se riuscissi a tornare giù a febbraio. Ma in ogni caso quanto prima.
Perché mi ricordo bene la prima parola che ho detto appena scesa dal treno in Santa Maria Novella in quel freddissimo mattino del 4 gennaio 2011.
"CASA".
Ricominciamo tedesco
Due "bellissime" ore in compagnia di Moira, la prof con la cofana che sta in piedi grazie a leggi fisiche non ancora conosciute.
Quest'anno gli esami dei lettorati di tedesco non sono più scritti bensì orali.
Perfetto. Nelle lingue straniere il mio punto di forza è proprio l'orale. Diciamo che vado abbastanza fluida e riesco a non andare troppo in ansia. Dal punto di vista linguistico, s'intende. Dal punto di vista contenutistico vado in palla in qualsiasi esame, orale o scritto che sia.
Ma torniamo a noi.
Giusto per fare un po' di conversazione, la Moira chiede se qualcuno di noi è stato in un paese germanofono.
E allora entro in scena io, con i miei 31 Tage in Wien. Le racconto del mio mese viennese, del mio corso di tedesco, di tutto quello che ho visto e fatto in quella meravigliosa città.
Mi sono sentita dire che ho davvero migliorato tantissimo il mio tedesco e che ho un accento austriaco ottimo, il che vuol dire che veramente mi sono impadronita della lingua. Anche perché sentendo i miei compagni... si sente che loro parlano con l'accento italiano.
Sia ben chiaro che io non sto dicendo di essere perfetta, anzi ne ho ancora da lavorare. Ma già è un passo avanti rispetto all'anno scorso.
In più mi sono anche sentita dire dalla Moira che sì, sono migliorata dall'anno scorso perché lei si era accorta che avevo una paura allucinante di aprir bocca e di dire cose mentre invece oggi ero molto più fluida del solito e non avevo ansia. Sì Moira, credici.
Quest'anno tedesco è partito con il piede giusto.
Spero che vada avanti così.
E quest'anno alle lettrici farò un mazzo così.
domenica 18 ottobre 2015
Muà, j'paaaaarl fransè
In ogni caso... moi, je parle français.
Ho cominciato a parler français quando avevo undici anni, in prima media. Un incontro folgorante con una delle lingue più belle del mondo. Roba che a me il francese piace ancora di più dell'italiano e del tedesco messi insieme.
Certo, ha una grammatica che ti frega. All'inizio tutto è facile: è come l'italiano, basta mettere l'accento sull'ultima sillaba, accenti più o meno a caso e tutte le parole finiscono con "é".
Libertà diventa liberté. Città diventa cité. Facile, vero? E poi suona così...così...così italiano.
E' facile.
Facile finché non lo devi padroneggiare perfettamente.
E allora ti trovi a scontrarti con accenti acuti, accenti gravi, accenti circonflessi, doppie e, doppie esse, finali che non si pronunciano, "maintenant" che si pronuncia "mèntənan" e via dicendo. Per non parlare del grande problema di tutti i francesisti: la "erre" francese. Quel tipo di erre così talmente sensuale che solo un vero francese sa pronunciare. Un non-francese impiega anni per imparare ad arrotolare esattamente la erre. Io ho impiegato sei anni: ho imparato ad arrotolare perfettamente la erre francese quando, in terza liceo (quindi dopo tre anni di medie + tre anni di liceo), sono stata per una settimana a Parigi.
venerdì 16 ottobre 2015
Noch 'n bisschen Wien - meno sette
Sarò di nuovo da sola in quella città che tanto amo.
E ci sarò per vedere uno spettacolo.
Si chiama "We are Musical". Non fatevi ingannare, è in tedesco.
E ci sono anche per coronare un mio sogno: sentire dal vivo (e magari anche parlare con) le due performer che hanno inconsapevolmente fatto in modo che io potessi arrivare a fare quello che faccio.
Tra una settimana esatta mi starò preparando.
Starò come sempre cercando cose che non trovo, anche se con me avrò solo uno zaino e una borsa.
Non riuscirò a stare ferma un secondo e mi sentirò pervasa da un'euforia indescrivibile.
Provateci voi a stare calmi e rilassati all'idea che quella potrebbe essere l'unica occasione di conoscere due persone che in qualche modo vi hanno cambiato la vita.
E quindi è una piccola prosecuzione dei 31 Tage in Wien.
Noch 'n bisschen Wien.
O come dicono a Vienna, bissle.
lunedì 12 ottobre 2015
Nedrrrrlansia
Avevo solamente due ore di olandese, che chiameremo Nedrrrrlands, con una prof che chiameremo con il nome di fantasia di Super Mario. Sì, è una donna.
Premetto che non mi ricordavo una cippa di niente. Avevo una paura matta di non capire niente e che la prof mi chiedesse qualcosa, con conseguente inevitabile figuraccia.
Invece ho capito tutto quello che ha detto.
E ci ha subito parlato degli esami.
Come dire...buongiorno anche a te!
Ci ha subito sciorinato una sequenza di vocaboli che mi hanno mandata non dico in crisi ma quasi.
Io pronta là con il mio quadernetto dei vocaboli a scrivere qualsiasi cosa.
Che ansia.
Io ho una paura boia dell'olandese. E' la mia grande sfida, ancora più del tedesco. Ora il tedesco è abbastanza stabile. L'olandese è come se fosse su un ponte di corde sopra un fiume di lava. Si potrebbe spezzare in ogni momento e io in quel fiume di lava potrei cadere da un momento all'altro.
Ma noi non ci perdiamo d'animo. Anzi, vado a finire di studiare.
E domani, che non ho lezione, faccio i biscotti.
Non c'entra niente, ma dovevo dirlo.
domenica 11 ottobre 2015
Voce dell'Irlanda
venerdì 9 ottobre 2015
Bella la vita da bipolare
Molto bipolare.
Troppo bipolare.
Un attimo sono la persona più felice della terra e nel tempo di uno "snap" mi deprimo. Anche senza una ragione. Così, a caso, dal niente.
Prima saltello da tutte le parti come una palla, e dopo mi butto sul letto a pancia giù pensando che non ho voglia di fare una mazza.
A volte penso di star facendo la cosa giusta, a volte mi sembra di essere solo una cretina che sta qui a perdere tempo, soldi e energia.
A volte penso che diventerò l'interprete della Merkel, o che andrò a lavorare a Strasburgo o a Bruxelles al Parlamento europeo. Ma subito dopo mi viene da ridere istericamente perché so benissimo che non è che un'utopia.
E mi sono scelta anche una facoltà facile, mi dicono.
Ogni giorno mi tocca gestire dalle due alle quattro lingue, magari anche di conformazione diversa. E credetemi, non è affatto facile. Soprattutto quando hai due lingue apparentemente uguali che fanno interferenza l'una sull'altra e tu non ne sai bene nessuna delle due. Siamo a posto.
Prima ascoltavo su YouTube l'intervista che oggi il cancelliere tedesco Angela Merkel (il cancelliere o la cancelliera? Sono mesi che ho questo dubbio. Infatti fino a prova contraria Angela Merkel è una donna! E allora perché usare la forma maschile? Usiamo un bel Bundeskanzlerin come fanno in tedesco: -in designa il femminile, et voilà) ha rilasciato nel corso di una trasmissione televisiva che tratta di politica. Ora, non vi so riportare esattamente quanto è stato detto dalla Merkel...ma sul momento ho capito tutto. Infatti la Merkel parla in modo chiarissimo, cosa non comune per un politico...! Non parlo di velocità, perché solitamente durante le interviste si parla in modo più lento rispetto al normale. Parlo di articolazione delle parole, parlo di sintassi, parlo di lessico. Si capisce tutto perfettamente. Ma se provo a fare una fintissima simulazione di interpretazione simultanea, improvvisamente la mia competenza linguistica va al livello "Shish" di Matteo Renzi. Ed è lì che mi sento una cretina. Se capisco tutto perfettamente, dovrei anche riuscire a tradurlo. Certo è che le lezioni pratiche di interpretazione simultanea dovremmo cominciarle l'anno prossimo, ma già riuscire a combinare qualcosa di buono non mi farebbe così schifo, per carità.
Un attimo prima penso di diventare l'interprete della Merkel.
Un attimo dopo.... "Shish", e non ci pensiamo più.
mercoledì 7 ottobre 2015
Mi piace come scrive
martedì 6 ottobre 2015
Mehr will ich nicht von dir
Ogni volta che ascolto questo brano mi commuovo. Sono le parole che ognuno di noi in fondo vorrebbe sentirsi dire.
lunedì 5 ottobre 2015
Occhiali da sole
Sono stati i miei compagni fedeli da luglio 2013 a agosto 2015. Sono stati dappertutto insieme a me.
A Parigi, a Trieste la prima volta, a Vienna a vedere "Elisabeth", a Roma la bellezza di tre volte, in Francia, di nuovo a Trieste un anno dopo, a Venezia, a Milano, ad Ancona, in giro per il Friuli...e per concludere, un mese a Vienna.
Me li aveva regalati mamma dopo la maturità.
Ora: io studiavo sul poggiolo tutti i giorni, con il sole, con le nuvole, di giorno, di notte...ero sempre là. Usavo un paio di occhiali arancioni che saranno costati tre euro al massimo. Avevano delle lenti decisamente orrende. Per miracolo non ho perso nemmeno un decimo di vista.
Solo alla fine dell'orale mamma mi ha portata dall'ottico e mi ha fatto il regalo per la maturità. Ancora prima di sapere il risultato. Che si è rivelato comunque migliore delle mie aspettative.
Con loro ho fatto anche la Color Run. Infatti le lenti avevano ancora delle macchioline arancioni.
Mi mancano tanto, i miei piccini.
Ma oggi ne ho - finalmente! - comprato un nuovo paio.
E allora, piccoli miei....benvenuti.
Saremo la coppia più favolosa della storia.
domenica 4 ottobre 2015
Dicono...
E in effetti un pochino lo è.
Generalmente quando ho la testa che mi scoppia la cosa più intelligente da fare è scrivere in modo tale da vomitare tutto quello che il mio cervello sta cercando di contenere con il rischio di scoppiare.
Ci sono volte in cui non riesco a dire tutto quello che vorrei. Infatti mi stanco molto facilmente. Non riesco a scrivere quando, quanto e come mi piacerebbe e come facevo al liceo, quando avevo il mio blog-sfogo personale, protetto da password, di cui solo io conoscevo l'esistenza. Quello sì che era bello. Scrivevo come una pazza e me ne fregavo di tutto, tanto leggevo solo io. Ma comunque nelle mie dita rimaneva un buon 80% di quello che avrei voluto buttare giù. Tutto ciò che di negativo ci potesse essere, mi rimaneva appiccicato alla punta delle dita. Non riuscivo a mettere giù le mie sensazioni nero su bianco.
E non ci riesco nemmeno adesso.
In questo momento sono appollaiata sulla mia sedia al mio tavolo con musica rilassante nelle orecchie. Ho uno strano senso di mal de vivre addosso, non so perché. Oggi non è successo davvero niente, è stata una giornata inutile da morire. Però non so che diavolo mi prende: se ci riuscissi, piangerei. Però non ci riesco nemmeno quando ho una valida motivazione per farlo. Figuriamoci piangere così a caso dal niente.
Quello che servirebbe a me è un dispositivo, collegato con il mio cervello, che possa riportare nero su bianco esattamente tutto ciò che mi passa per la mente.
Mi farebbe molta paura, perché la mente è qualcosa di incontrollabile e ogni tanto elabora pensieri decisamente inquietanti... ma forse mi servirebbe anche per capire meglio la mia situazione.
E una cosa che mi fa più che paura è che sto cominciando a capire la cosa dei "tacchi delle scarpe".
Chi ha letto "La Profe - Diario di un'insegnante con gli anfibi" di Antonella Landi (Mondadori 2007) (anche pubblicità gratis, non mi paga nessuno per farla!) può capire di che cosa sto parlando. Se non lo avete letto.... fatevi una cultura, ignoranti!
Forse però dovrei piantarla di scrivere.
Ho lo stomaco che mi sta dicendo che è decisamente ora di cena.
EEEEEEEEE bon. Si va a mangiare. Che magari mi passa anche il male di vivere.
Due in uno
sabato 3 ottobre 2015
La nuova conqui
Secondo anno di psicologia. Come le altre due.
Quindi siamo tre a uno. Tre psicologhe "contro" una piccola, minuscola, microscopica sslmittiana.
Queste mi analizzeranno tutto il giorno tutti i giorni.
Annoteranno i miei bizzarri comportamenti. Primo tra tutti: quando lavo per terra, metto l'iPod e uso il bastone del mocio come un microfono e faccio dei concerti che nemmeno Vasco a San Siro.
Mi faranno sentire più pazza e fuori di testa di quanto già io non la sia.
Il tutto mi piace tantissimo.
E diamo inizio a questo secondo anno di conquilinage nel castello di "Frozen" al quinto piano.
mercoledì 30 settembre 2015
Figli di insegnanti
Topic di oggi: gli insegnanti e i loro figli.
Mamma è un'insegnante, e io sono sua figlia.
Quando ero alle elementari, mamma la vedevo sempre. Insegnava nella scuola dove andavo io: lei ogni giorno ci stava un quattro-cinque ore, io otto. Dannato tempo prolungato.
Dal momento che io a casa c'ero prima delle otto e dopo le quattro e mezza -e mamma aveva lo stesso orario di lavoro- voi potreste pensare che appena uscita/e da scuola mamma e io stessimo sempre insieme, facendo tutto ciò che una mamma e una figlia insieme possono fare.
E invece ... non era proprio così scontato. Perché, finito l'orario scolastico, a mamma toccavano i collegi docenti (detti anche "collegi indecenti"), le riunioni, le programmazioni (che poi io non ho mai capito che diavolo programmavano!), interclasse, riunioni con gli altri insegnanti del circolo didattico, progetti di omicidio del dirigente scolastico, riunioni per il POF - che non è l'onomatopea delle feci che cadono nel gabinetto ma è il piano dell'offerta formativa (che io non ho ancora capito che cosa sia dopo tredici anni di scuola) - e le riunioni per la continuità sia con le materne che con le medie. Tutti i santi giorni. Quindi diciamo che mamma a casa prima delle sette e mezza di sera non c'era mai.
Cinque anni dopo, approdo alle medie. Grazie al cielo non ho più il tempo prolungato - yeeee! - e quindi torno a casa alle due. Mi aspetta un solitario pomeriggio in compagnia dei miei stramaledetti compiti. E li faccio. Non li capisco, ma li faccio.
E' lì che capisco la differenza tra mamma insegnante e papà informatico. Se non mi viene un'espressione in matematica, mamma me la spiega mentre papà la svolge e me la fa copiare senza spiegarmi i passaggi né dove ho sbagliato. E poi si chiedevano com'è che io di matematica non avessi mai la sufficienza se non grazie a qualche miracolo (o ai bigliettini con le formule nascosti dentro le tavole numeriche).
Al liceo...mamma chi la vede più? Davvero, non c'è mai a casa. E' sempre a scuola. Sempre in quella cavolo di scuola a insegnare a quei cavolo di alunni e a riunirsi con quei cavolo di colleghi coordinati da quel cavolo di dirigente scolastico. Mamma la mattina esce alle otto meno un quarto, insieme a me. Ma, a differenza mia, non torna mai a casa prima delle otto e mezza di sera. Una gioia, vero?
E va da sé che quando mamma torna a casa, dopo millanta ore di scuola, definirla isterica mi pare un eufemismo. Lo vedo che ha la testa che le scoppia e che ne ha per le balle di ascoltare i problemi che possono avere due figlie, una liceale e una ancora alle medie. Però io voglio fare due chiacchiere. Ma no: ha la testa che le scoppia. E allora va da sé che io mi chiudo nel mio mondo. E non è così difficile: basta mettere gli auricolari e attaccarli all'iPod o al computer. Non è affatto difficile. In quel mondo tutto ha senso, tutto funziona. E soprattutto, in quel mondo non mi sento sola. (E poi uno mi chiede perché mi piace stare da sola. Semplice: mi ci sono abituata)
Perché in effetti i figli degli insegnanti passano tanto tempo da soli. Gli insegnanti infatti mettono - come è giusto che sia - il loro lavoro prima della loro famiglia. Ogni tanto chiedevo a mamma se lei sapesse di avere un marito e due figlie, dal momento che c'erano dei giorni in cui non ci incrociavamo nemmeno per sbaglio girando per casa. Mi sentivo dire, giustamente, che quello era il suo lavoro e che di beccarsi tutte quelle riunioni non lo aveva scelto lei. "Mi sembra logico, sennò saresti una deficiente", pensavo.
Mamma trascorre molto più tempo con i suoi alunni che con me e con mia sorella. Ora io vivo fuori e questo è un altro discorso...ma mia sorella, che adesso ha 15 anni, sta passando esattamente quello che ho passato io quando avevo la sua età. (Sembra che stia parlando di un passato preistorico, ma giuro che non sono così vecchia!) Solo adesso forse si sta rendendo conto di cosa vuol dire avere una mamma che è sempre a scuola a fare dell'altro, e che quando hai bisogno di parlare con lei ha la testa che scoppia e l'unica cosa che vorrebbe è il silenzio assoluto. Che non ha, perché ha due figlie. O le figlie o il silenzio. Non hai altre possibilità di scelta, è un aut-aut. O per dirla in tedesco, è un entweder...oder.
L'insegnante, come tutti i lavori, richiede tanta pazienza, attitudine e ... nervi saldi.
Non si può fare contemporaneamente l'insegnante e il genitore.
O il lavoro o i figli.
Un avvocato lavora con documenti. Un informatico lavora con computer. Un biologo lavora con parameci e esserini unicellulari.
Un insegnante lavora per la formazione di persone che saranno gli adulti di domani. Hanno una responsabilità gigantesca. Non possono permettersi di svolgere il loro lavoro alla carlona (o per meglio dire: alla cazzo). Non possono nella maniera più assoluta. Quindi o questo o quello. Non tutti e due. A meno che tu non sia Wonder Woman: in tal caso... ok, tutti e due. Un insegnante, appena arriva a casa, finisce di frantumarsi i nervi dovendo star dietro ai figli. E poi è ovvio che il giorno dopo a scuola non ce la fa e fa la sua lezione con le scatole girate e senza nemmeno un briciolo di entusiasmo. (Ecco perché voi dite che gli insegnanti sono degli incompetenti)
Con questo non intendo dire che gli altri lavori sono meno faticosi, e non voglio neanche dire che solo i figli degli insegnanti vivono questa situazione.
Dico solo che PORCA DI QUELLA MISERIA il prossimo che viene a dirmi che gli insegnanti non si devono lamentare perché hanno due mesi di ferie d'estate, quindici giorni a Natale e una settimana a Pasqua e perché lavorano solo quattro ore al giorno per cinque giorni a settimana si prende una sprangata sulle gengive.